E' reato introdurre nei confini
dello Stato, acquistare, detenere o mettere in circolazione francobolli
contraffatti, anche non in corso, ma che hanno avuto corso legale,
emessi sia dallo Stato italiano che da Stati esteri.
Spagna,
6 cuartos, falso per posta.
Lombardo
Veneto, 15 centesimi, falso per posta.
Stato
Pontificio, 8 bajocchi, falso per posta.
Regno
di Napoli, 20 grana, falso per posta.
Nel momento in cui i primi Governi, dal 1840 in poi, pensarono di dotarsi
di francobolli che attestassero il pagamento anticipato del porto dovuto
per la spedizione di lettere, le due prime preoccupazioni delle
amministrazioni postali furono che i francobolli non potessero essere
riutilizzati una seconda volta e che non fossero falsificabili.
Contro il primo rischio esse si cautelarono generalmente introducendo
degli appositi timbri per "sporcare" i francobolli rendendoli
inutilizzabili. Probabilmente fu l'austriaco Johannes Jakob Herz
ad essere stato il primo a capire che non era la forma del timbro ad essere
responsabile di un'impronta indelebile che impedisse il riutilizzo del
francobollo, tra l'altro costringendo a timbrare la busta due volte, la
prima per annullare il francobollo la seconda per apporre il timbro con il
nome della località e la data, bensì l'inchiostro adoperato.
Contro il secondo rischio, quello della falsificazione dei francobolli, ci
si cautelò cercando di realizzare delle vignette con disegni difficili da
riprodurre ed utilizzando carta filigranata.
Già nella realizzazione del primo francobollo emesso al mondo, il famoso
"Penny Black" britannico, si guardò a sistemi di sicurezza che
offrissero garanzie contro le falsificazioni: l'impiego di carta che
conteneva un disegno in filigrana, l'uso di un particolare dispositivo,
chiamato "rose engine" con il quale potevano essere
inseriti nella vignetta motivi
di linee intrecciate ed interconnesse ispirati a quelli stampati nelle
banconote del 1820, il ricorrere alla tipografia Perkins, Bacon &
Petch di Fleet Street a Londra che produceva banconote offrendo garanzie di
altissime qualità e sicurezza, lo studio sugli inchiostri più adatti ad evitare
falsificazioni, ecc...
Nonostante tutte le precauzioni prese, si dice che persino il primo
francobollo al mondo sia stato falsificato anche se, dalle parole di Sir
Rowland Hill, doveva trattarsi di un falso talmente malfatto che avrebbe
potuto ingannare solo «...uno stupido od un ignorante».
Nel 1841 in Inghilterra furono scoperti solo due tentativi di
falsificazione: in un caso l'autore venne scoperto perché aveva scritto
alla sua fidanzata usando un francobollo contraffatto ed un altro era
stato inserito dentro la busta per la risposta.
Si trattava di falsificazioni artigianali, di piccole sparute truffe
casalinghe.
Probabilmente la prima falsificazione compiuta su più larga scala fu
quella del 6 cuartos di Spagna del 1° gennaio 1850 con il profilo di
Isabella II, appena quattro mesi dopo l'emissione.
In territorio italiano la prima contraffazione di francobolli fatta per frodare la
posta risale al 1853, nel Lombardo Veneto. Seguiranno nel 1855 lo Stato
Pontificio e quindi nel 1859 il prolifico Regno di Napoli dove il fenomeno
fu talmente diffuso al punto di superare, in certi valori, l'uso di
francobolli autentici!
La falsificazione dei francobolli postali, al fine di risparmiare sulla
spedizione delle lettere, continuò anche nell'Italia unita, durante il
regno prima e poi anche nel periodo repubblicano.
Di seguito si sono prese in considerazione solo alcune falsificazioni fatte per frodare
la posta che hanno avuto una tiratura tale da configurare un intento
criminoso; pertanto non si è tenuto conto delle innumerevoli piccole frodi
e truffe casalinghe commesse alterando i francobolli con cancellazioni,
mascherature, ritagli, lavori da miniaturista, fotocopie, ecc.; esistono
anche imitazioni di francobolli completamente ridisegnati e dipinti a mano
passate per posta!
Non si citano neppure alcune falsificazioni che, seppure repertoriate da
sempre nei cataloghi, non furono fatte per frodare la posta (anche se
furono fatte viaggiare per posta) ma unicamente per creare
"varietà", "curiosità", "rarità" per i
collezionisti.
Nello stesso modo non si è tenuto conto neppure di quei falsi particolari
quali, ad esempio, il valore da 1
centesimo della serie De La Rue falsificato da Giuseppe Re
nel 1864-1865 (e comunque usato su sei buste il
30 gennaio 1865, ciascuna affrancata con cinque di queste imitazioni); si
trattò infatti di un intento provocatorio-dimostrativo.
Un'altra
falsificazione particolare fu quella fatta dalla tipografia De La Rue
nell'aprile 1906 del 15 centesimi Michetti calcografico realizzato con
riporto litografico per dimostrare l'inaffidabilità del metodo di stampa
prescelto dall'Amministrazione italiana.
Le imitazioni che seguono sono state esaminate e studiate direttamente.
Si
fa seguire un elenco, sicuramente non completo, di altre imitazioni
eseguite per frodare la posta (e non i collezionisti) durante il periodo
monarchico e quello repubblicano.
Non tutte sono repertoriate nei
cataloghi. Alcune sono rarissime e conosciute in pochissimi esemplari.
Quando si avrà l'opportunità di poterle studiare direttamente
potranno successivamente essere aggiunte cercando di farne
una dettagliata descrizione con immagini di particolari e possibilmente
raccontando la loro storia.
Si è cercato di seguire, pur con qualche compromesso, un ordine
cronologico e logico.
Quando è stato possibile, è stata inserita un'immagine per offrire un
primo limitato riferimento ed una brevissima nota.
Note [1] La falsificazione venne eseguita a Napoli
dove apparve nell'aprile 1863 (prima data conosciuta 11 aprile). Venne
stampato in litografia in foglietti di venti esemplari (5x4). [2]Falsificazione eseguita a Napoli. Ne
esistono sei tipi, stampati in calcografia singolarmente su piccoli
foglietti: comparvero tra il giugno ed il settembre 1863. [3]La falsificazione venne eseguita a Milano
nel 1904. Stampato in litografia è di formato leggermente inferiore
all'originale. Descritto da Guglielmo Oliva negli articoli "I falsi
dell'epoca dell'emissione Floreale del 1901" pubblicati da "La
Rivista Filatelica d'Italia", XXXI, nn. 1, 2, 3 (gennaio, febbraio,
marzo) 1944. Pochi gli esemplari noti, nuovi o usati. [4]Scoperto a Napoli nel dicembre 1906, stampa
rozza in litografia. Guglielmo Oliva, che lo descrisse negli articoli
"I falsi dell'epoca dell'emissione Floreale del 1901" pubblicati
da "La Rivista Filatelica d'Italia", XXXI, nn. 1, 2, 3 (gennaio,
febbraio, marzo) 1944, ipotizzava che seppure scoperto a Napoli possa essere
stato opera degli stessi falsari che imitarono il 10 centesimi nel 1904.
Pochissimi gli esemplari noti viaggiati. [5] Esistono almeno due tipi di questa
imitazione, secondo alcuni stampati in fototipia (Giulio Bolaffi), ma in
realtà non è ben chiaro il metodo di riproduzione usato. Guglielmo Oliva,
che li descrive negli articoli "I falsi dell'epoca dell'emissione
Floreale del 1901" pubblicati da "La Rivista Filatelica
d'Italia", XXXI, nn. 1, 2, 3 (gennaio, febbraio, marzo) 1944,
ipotizzava una stampa litografica con riporti rinforzati e, per il primo
tipo, successivi ritocchi. Forse il primo tipo era una prima versione che
dopo venne perfezionata, essendo i tipi successivi meglio riusciti. I pochi
esemplari usati noti risultano viaggiati in Sicilia tra l'agosto e l'ottobre
1906. [6] Fino a non molto tempo fa non esisteva la
distinzione per il 10 centesimi Leoni "falso di Intra". Si tratta
di una derivazione del "falso di Milano" con dentellatura a passo
circa 14. [7]Stampa tipografica da zincografia,
dentellatura lineare 11 piuttosto irregolare. Sono noti pochissimi esemplari
usati sciolti ed alcuni su buste regolarmente viaggiate. Non è conosciuto
allo stato di nuovo. [8]La falsificazione venne eseguita in
località sconosciuta: potrebbe trattarsi di Palermo (o dintorni) ma altri (tra
cui Giulio Bolaffi) sostengono l'ipotesi che l'imitazione sia stata stampata
negli Stati Uniti e poi inviata a Palermo per lo spaccio. Il falsario non
venne mai scoperto. La falsificazione (con stampa da zincografia) avvenne
probabilmente verso la fine del 1922. Nonostante il cambio tariffario del
1° gennaio 1923 (l'affrancatura della lettera semplice per l'interno passò
da 40 a 50 centesimi), venne usato nei primi mesi del 1923. Pochi gli
esemplari usati noti in quanto il falso venne subito individuato (ma non il
falsario). Non sono giunti fino a noi esemplari nuovi: probabilmente i
complici, per non venire individuati, distrussero i quantitativi di
francobolli ancora nelle loro mani. [9]Venne sequestrato a Milano nel 1925.
Stampa piuttosto accurata su carta con filigrana corona fabbricata forse in
Germania in fogli di 50 esemplari (5x10). Dentellatura lineare 14x13½ con
le linee verticali di fori interrotte per circa 3 millimetri in
corrispondenza dell'incrocio con la perforazione orizzontale. Questa
imitazione esiste anche non ultimata (senza dentellatura). [10]Venne scoperto e sequestrato a Bari nel
1928 quasi subito, prima che venisse spacciato diffusamente. E' noto un
certo numero di esemplari nuovi sciolti e qualche esemplare con annullamento
di favore. E' nota una sola busta affrancata con questa imitazione spedita
per espresso da Bari il 29 agosto 1928 e diretta a Napoli dove giunse
regolarmente il successivo 30 agosto. La stampa è, probabilmente,
litografica con matrici zincografiche. [11]Venne stampato in litografia a due colori
(violetto ed un fondino retinato lilla brunastro chiaro) per imitare la
stampa in rotocalco. [12] Stampato a Milano in tipografia da
cliché zincografico. Venne sequestrato nel 1936 prima che venisse
spacciato. Non risulta che sia pervenuto nel mercato filatelico. [13]Stampato a Milano in tipografia da
cliché zincografico. Ha un aspetto assai confuso. Nel 1936 ne vennero
sequestrati 40.000 esemplari appena ne era iniziato lo smercio; di conseguenza
furono pochissimi quelli posti in circolazione. [14] A scrivere di questa imitazione il primo fu
Alberto Diena su "Il Corriere Filatelico" del gennaio 1941: «La
fabbricazione avveniva in una villa a Seren del Grappa (Belluno) e si
iniziò poco dopo l'uscita dal carcere (maggio 1940) dei pregiudicati
Alessandro Savoldo e Carlo Merli, i quali trovarono un tal Luigi Bortolami
che finanziò l'impresa. Dello smercio di partite di francobolli falsi da 25
centesimi ebbe sentore nell'ottobre scorso (1940 - N.d.R.) il Nucleo della Polizia
Tributaria della Guardia di Finanza di Padova, avendo constatato che varie cartoline
spedite da colà recavano francobolli da 25 centesimi falsi. Una prima
spacciatrice di dette carte-valori postali fu individuata nella titolare del
negozio di generi di privativa di via Canal Morto, tale Eugenia Leoni, la
quale dichiarò di aver acquistato 1500 francobolli di quel taglio. In
seguito venne appurato che altre partite di francobolli falsi erano state
cedute al rivenditore di generi di monopolio tale Raimondo Caretta, con
negozio in via Arcivescovado.
Nella perquisizione eseguita nella villa di Seren del Grappa vennero
sequestrati francobolli falsi da 25, 50, 75 cent., L. 1,25 e L. 1,75, oltre,
naturalmente, al materiale grafico che servì per la fabbricazione.»
Alberto Diena aggiungeva: «Non sappiamo se
oltre al valore da 25 cent., anche altri francobolli siano stati venduti al
pubblico e quindi usati per posta.»
Nel successivo numero di febbraio 1941 della stessa rivista Alberto Diena forniva alcuni
ragguagli sull'effettiva messa in distribuzione di queste imitazioni: «...soggiungiamo
che ci risulta che i francobolli falsi posti recentemente in circolazione a Padova
sono il 25, il 75 cent. e l'1,25, tutti eseguiti tipograficamente.»
Di fronte a tale testimonianza, praticamente coeva ai fatti, si deve ritenere
che solo questi ultimi valori della serie Imperiale (25 cent., 75 cent., lire
1,25) siano stati effettivamente impiegati per frodare la posta mentre gli
altri (50 cent. e lire 1,75) non dovrebbero essere stati spacciati,
differentemente da quanto scriveva qualche catalogo anni fa. Anche l'anno
che viene attribuito a queste imitazioni (1941) evidentemente è riferito al
sequestro o alla data di pubblicazione della prima notizia da parte di
Alberto Diena, essendo evidente che furono stampati nel 1940. [15] Poco si sa di di questa falsificazione che
sarebbe stata stampata fotolitograficamente in foglietti da venti esemplari
dai servizi segreti britannici. Qualcuno afferma addirittura per spedire
materiale di propaganda! Ammettendo che la cosa sia vera, evidentemente
quando ci si mettono di mezzo i servizi segreti, è difficile scoprire la
verità. Esistono dentellati e non dentellati. L'esemplare non dentellato
mostrato proviene dall'unico foglietto conosciuto (nel 1988) non dentellato
di venti esemplari che fu diviso dallo studio Raybaudi. [16] Il francobollo è originale; è la
sovrastampa ad essere falsa, aumentando in questo modo il valore facciale
del francobollo da 25 centesimi a 2 lire. Artefice di questo trucco fu
Francesco Percivalle con la collaborazione di un amico compiacente che
lavorava in una tipografia di Amantea (Cosenza). Francesco Percivalle
continuò poi la sua carriera di falsario imitando a più riprese il
100
lire della serie Democratica, un francobollo di posta aerea da 1 peso della
Repubblica Argentina e quindi, non contento di frodare il servizio postale, pensò di
imbrogliare i collezionisti producendo francobolli falsi anche per le loro
collezioni. [17]Eseguita a Napoli nel 1955, questa
falsificazione non è conosciuta allo stato di nuovo. Anzi, abbastanza
stranamente, solo dopo poco meno di una ventina d'anni dal loro impiego
comparvero sul mercato 19 esemplari usati; a quanto è dato sapere sono gli
unici noti. [18]Stampato tipograficamente su carta
non filigranata. Usato nel 1955 su bollettini pacchi. Sono noti cinque
esemplari nuovi. [19] Stampa in offset. Vennero sequestrati
prima che potesse avere inizio il loro spaccio. Sembra che ne esistano un
centinaio di pezzi, alcuni dei quali passati per posta in Toscana. [20]Non ne abbiamo alcuna notizia, se
non di averlo visto su bollettini pacchi spediti all'estero (anche nel 1979). [21]E' noto solo usato (anche nel
1981). [22]La definizione "falso di
Bari" è nostra per averlo visto su una cartolina dei concorsi abbinati
alle lotterie nazionali annullato, appunto, a Bari nel dicembre 1979:
curiosamente il francobollo originale venne emesso stampato a due colori proprio
per evitarne la falsificazione! [23]Questo falso apparve nel 1981. Probabilmente venne stampato nel
napoletano, ma la maggior diffusione fu fatta nel nord Italia. [24]L'anno è abbastanza approssimativo.
Infatti era anni che si sentiva parlare di questa falsificazione effettuata
forse in Liguria, ma pochi potevano dire di averla vista. Fece quindi la sua
comparsa occasionalmente su cartoline dei concorsi settimanali abbinati alle
lotterie nazionali. Nel 1994 venne usata a Rovereto per la spedizione di
stampe impostate a Trento. [25]Imitazione molto scadente
utilizzata più che altro per affrancare le cartoline dei concorsi
settimanali abbinati alle lotterie nazionali. [26]Questa è una delle due falsificazioni che furono fatte del valore
da 750 lire della serie Castelli d'Italia, chiamata anche "falso di
Magenta" per distinguerla dall'altra detta "falso di Settimo
Torinese". Questa è caratterizzata dalla perforazione molto irregolare e mal
fatta. [27]Così denominato per la sua diffusione avvenuta principalmente nel
napoletano. Al momento non abbiamo raccolto ulteriori notizie su questa
falsificazione. [28]Al momento sono note le
falsificazioni del 2000, 3000 e 4000 lire e quelle del 2,58 e 2,80 euro. Le
più riconoscibili, per il disegno male imitato, sono quelle con la valuta
in lire. [29]Le differenze più evidenti con l'originale si riscontrano
nelle cifre del valore in Lire ed in Euro. Inoltre per la cornice non è
stato usato il colore oro. [30]La prima notizia dell'avvenuta falsificazione di questo
valore risale al dicembre 2009, ad appena cinque mesi dall'emissione! Erano
voci che circolavano nei soliti ambienti "bene informati" che
trovarono conferma dopo pochi mesi (nel 2010) con il rinvenimento delle
prime falsificazioni regolarmente viaggiate per posta.