E' reato introdurre nei confini
dello Stato, acquistare, detenere o mettere in circolazione francobolli
contraffatti, anche non in corso, ma che hanno avuto corso legale,
emessi sia dallo Stato italiano che da Stati esteri.
Questa
falsificazione fece la sua comparsa nel 1977 soprattutto, ma non
esclusivamente, nel Lazio.
Pur essendo stati usati per frodare la posta, sicuramente non fu estraneo
un certo interesse per attirare l'attenzione dei collezionisti.
Siracusana
(o Italia turrita) Lire 300.
Sassone n. 1084A
Unificato n. 1178A
Cei n. 1100A
Bolaffi (numerazione 1956) n. 1038
Bolaffi (numerazione 1986) n. 1109
Bolaffi (numerazione 2002) n. 1182
Falso
"di Roma".
Sassone n. F1084A
Unificato n. 1178AF
Cei n. F 1100A
Bolaffi (numerazione 1956) n. --
Bolaffi (numerazione 1986) n. -- (segnalato in nota)
Bolaffi (numerazione 2002) n. --
L'imitazione è sicuramente non difficile da riconoscere.
Certo che nel 1977, quando apparve, poteva benissimo sfuggire agli addetti
postali che vedevano sfilare sotto i loro occhi milioni di pezzi di corrispondenza;
in questo senso si potrebbe affermare che a prima vista questa imitazione
poteva essere confusa con il normale francobollo.
Il disegno stesso, composto da linee al tratto, senza chiaroscuri che sono
ottenuti con una serie di tratteggi, stampato ad un solo colore, ha
certamente agevolato l'opera dei falsari.
Se dunque era facile riprodurre fotograficamente la vignetta, la difficoltà
tuttavia stava nel metodo di stampa impiegato nella produzione di questo
francobollo: la calcografia. Metodo artigianale, prezioso, con il quale si
ottengono raffinate stampe calcografiche d'arte, a tiratura limitata.
Tuttavia a livello industriale una macchina che sia in grado di stampare in
calcografia grandi tirature non è alla portata di tipografie disposte a
stampare francobolli falsi per frodare le poste.
Si ricorse così alla stampa tipografica.
Nella riproduzione fotografica e nel suo trasferimento per ottenere il
cliché si perse la finezza dei minuti tratteggi incisi da
Marco Colombati che delineavano l'immagine del medaglione con il profilo
turrito disegnato da Vittorio Grassi.
Le linee del volto si ingrossarono impastandosi tra di loro ed emersero vari
difetti, come bolle e rotture nel tratteggio, che interessarono in modo
variabile le vignette.
Dettaglio
del francobollo originale.
Dettaglio
dell'imitazione.
Non si ingrossarono solo le linee del tratteggio del volto, ma la stessa
sorte capitò a tutte le linee che formano la vignetta del francobollo:
quelle del riquadro e quelle che compongono le scritte «POSTE», «REPUBBLICA
ITALIANA» e «I.P.S. OFF. CARTE-VALORI ROMA» che mancano della finezza dell'originale inciso e stampato
in calcografia.
Dettaglio
del francobollo originale.
Dettaglio
dell'imitazione.
Il punto debole di questa
imitazione è dato proprio dal metodo di stampa usato, quello tipografico, che
sebbene fornisca delle linee e dei tratteggi vivaci e sfumati, manca
tuttavia del tipico rilievo della stampa degli originali calcografici che
è qualcosa di fisico, percettibile sotto i
polpastrelli.
Lo si può evidenziare illuminando la superficie stampata con una luce
radente: l'inchiostro depositato sulla carta con il procedimento
calcografico è talmente in rilievo che proietta la propria ombra, come si
può notare nel dettaglio dell'originale mostrato in basso a sinistra.
Cosa che non succede con la stampa tipografica, come si evince dall'immagine
immediatamente qui sotto, caratterizzata, tra l'altro, dalla maggiore
inchiostrazione sui bordi delle linee.
Nel
francobollo originale è caratteristico il rilievo della stampa
calcografica, rilevabile a luce radente. In questa immagine si nota
anche la struttura compatta della carta.
La
stampa tipografica è evidente in questo ingrandimento del medesimo
dettaglio: per effetto della pressione tipografica, l'inchiostro tende
ad accumularsi ai bordi.
La gomma dell'imitazione
risulta molto lucida. Nel controluce si nota il "foulage" della
cornice esterna della vignetta stampata tipograficamente.
I falsi furono stampati in fogli completi delle scritte sui margini e degli
ornati con il motivo "a nastro" a somiglianza degli originali.
Nell'imitazione
è presente anche l'ornato marginale con il motivo "a
nastro".
L'inchiostro, verde smeraldo intenso e brillante nei francobolli originali, risulta
discretamente imitato nei falsi dove tuttavia appare, nonostante la stampa
tipografica, più spento e meno vivace.
La stampa avvenne su una carta bianca di una consistenza diversa da quella
originale (che è più compatta) di spessore di circa 5 centesimi (contro i
circa 9 centesimi della carta originale) con la tendenza a sfilacciarsi sui dentelli, con una gomma
molto lucida e ben distesa al verso; spesso, a causa della pressione
tipografica, la gomma risulta screpolata. A differenza della carta originale, questa non è fluorescente ed è priva
della filigrana.
Molto spesso è visibile al verso dell'imitazione il foulage prodotto
da un'eccessiva pressione della macchina tipografica.
La
pressione della stampa tipografica lascia al verso
dell'imitazione una traccia, visibile soprattutto sul contorno
della medaglia e sulle linee della cornice esterna. E' quello
che viene chiamato "foulage". Qui viene mostrato
quello lasciato dall'angolo inferiore della cornice. Si notano
anche le micro screpolature che ha subito la gomma a seguito
della pressione tipografica.
Particolare dell'involucro di un plico inviato in
contrassegno dalla U.N.P.I.L. di Tivoli (da Bagni di Tivoli 1° marzo
1977 a Catania) ritornato al mittente in quanto non ritirato dal
destinatario dopo i termini di giacenza, affrancato per 900 Lire con due
imitazioni per frodare la posta del 300 Lire e due del 150 Lire della
serie "Siracusana".
Sotto particolare dell'affrancatura.
L'imitazione presenta una dentellatura a blocco con passo 14x14¼
discretamente eseguita; invece l'originale venne perforato a pettine con lo stesso
passo.
A seguito della diffusione di questo falso, ad opera della Guardia di
Finanza furono effettuate numerose perquisizioni a partire dal 1977
che portarono al sequestro di parecchie migliaia di francobolli contraffatti
a Roma, Tivoli e Milano.
Ci furono anche alcuni arresti: a Tivoli venne arrestato il 19 aprile 1977
il titolare della U.N.P.I.L. (Unione Nazionale Presìdi Infortunistica Lavoro). Nella sede della ditta furono rinvenuti migliaia di francobolli
falsi in fogli della serie Siracusana da 150, 300 e 400 Lire. In larga
misura erano impiegati per effettuare spedizioni contrassegno di cartelli
antinfortunistici, risparmiando così sulle spese postali se il contrassegno
fosse stato rifiutato dal destinatario.
L'annuncio del
sequestro dei falsi francobolli e dell'arresto del titolare della
U.N.P.I.L. avvenuti a Tivoli trovò riscontro sulla stampa. Questo articolo,
pubblicato su "Il Messaggero" di Roma del 20 aprile 1977, erroneamente
cita anche il taglio da 200 Lire.
A Roma, in una rivendita di generi di monopolio e tabacchi, furono
sequestrate altre migliaia di francobolli falsi: anche in questo caso venne
compiuto un arresto.
L'accertamento dell'esistenza di grandi quantitativi di questi francobolli
falsi, assieme a quella di altri valori della serie Siracusana da
40 Lire,
150 Lire e
200 Lire
a Milano e da
150 Lire e
400 Lire a Roma, portò
all'emanazione del decreto ministeriale 27 giugno 1977, pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale n. 317 del 21 novembre 1977, che li dichiarò fuori corso
dalla stessa data: «Sono dichiarati fuori corso, con effetto a
partire dalla data di pubblicazione del presente decreto, i francobolli
ordinari da (...) L. 300 (...) appartenenti alla serie
denominata "Italia turrita", citati nelle premesse.» Il
successivo articolo 2 prevedeva che i francobolli «... saranno ammessi al
cambio, purché non sciupati né perforati, entro i sei mesi successivi
all'entrata in vigore del decreto medesimo.»
Il mercato filatelico si dimostrò subito interessato ad accogliere questi
francobolli falsi per frodare la posta al punto che ne vennero eseguite
delle ristampe (riconoscibili per una stampa molto confusa) ad uso dei collezionisti.
Se parte delle corrispondenze viaggiate con questo francobollo si possono considerare più costruzioni filateliche che
effettivo ed esclusivo uso postale per frodare (anche inconsapevolmente) le
poste, esistono sicuramente le corrispondenze "genuine" che devono essere valutate
caso per caso.
Parte
dell'involucro di un plico inviato contrassegno dalla U.N.P.I.L. di Tivoli
(da Tivoli 11 marzo 1977 a Biella) respinto al mittente in
quanto rifiutato dal destinatario: è affrancato per 900 Lire con tre imitazioni del 300 Lire "Siracusana" per
frodare la posta.