E' reato introdurre nei confini
dello Stato, acquistare, detenere o mettere in circolazione francobolli
contraffatti, anche non in corso, ma che hanno avuto corso legale,
emessi sia dallo Stato italiano che da Stati esteri.
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Questa
falsificazione venne prodotta probabilmente tra il 2002 ed il 2003, in un
periodo in cui il taglio da € 0,41 era il più diffuso, servendo per
l'affrancatura di una lettera ordinaria di primo porto per l'interno, per
i paesi dell'Europa e del bacino del Mediterraneo. |
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Donna
nell'arte € 0,41.
Sassone n. 2589
Unificato n. 2630
Cei n. 2614
Bolaffi (numerazione 2002) n. 2715A
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Falso.
Sassone n. --
Unificato n. --
Cei n. --
Bolaffi (numerazione 2002) n. --
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L'imitazione per frodare la posta del francobollo ordinario da € 0,41 della serie
"La donna nell'arte" è decisamente mal riuscita, anche solo
guardando l'immagine ingrandita qui sopra riprodotta.
Quando fece la sua comparsa, presumibilmente nel 2002 o nel 2003, poteva
benissimo sfuggire agli addetti postali che vedevano sfilare sotto i loro
occhi milioni di pezzi di corrispondenza ed in questo modo, nonostante la
brutta imitazione, riusciva ad ottenere lo scopo, cioè ingannarli per
frodare la posta.
Si deve anche tenere presente che gran parte della lavorazione della
corrispondenza era ormai automatizzata ed il contatto tra l'uomo ed il pezzo
postale ridotto al minimo.
Il francobollo originale venne emesso il 2 gennaio 2002 in forza del Decreto
Ministeriale 4 febbraio 2002, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 91 del
18 aprile dello stesso anno, che stabiliva che con il passaggio dell'Italia
dalla Lira all'Euro l'indicazione del valore fosse espressa solo in
Euro. Pertanto questo francobollo da 800 lire della serie ordinaria "La
donna nell'arte", che dopo il 1° gennaio
1999 recava anche l'indicazione del controvalore in Euro (€ 0,41), assunse
esclusivamente la nuova valuta europea.
A quel tempo il valore da € 0,41 era il più diffuso, servendo per
assolvere la tariffa di primo porto di una lettera ordinaria per l'interno,
per l'Europa e per i paesi del bacino del Mediterraneo.
Il francobollo originale era stato stampato in calcografia, un metodo di
stampa che seppure impiegato in rotativa con le Goebel 300, consentiva di
ottenere i fini tratteggi incisi da Francesco Tulli sulla matrice.
A livello industriale le macchine rotative in grado di stampare in
calcografia ingenti tirature non sono certo alla portata di tipografie
disposte a produrre francobolli falsi per frodare il servizio postale.
Per l'imitazione si ricorse così alla stampa in offset, discendente della
tecnica litografica.
Tuttavia, anche a causa dell'impiego di un retino grosso e dozzinale, si perse ogni
finezza dei dettagli.
Quelli che nel francobollo originale erano segni al tratto diventarono
puntini per l'impiego
del retino, come ad esempio la cornice di foglie, spighe e tralci che
inquadrano la vignetta a sinistra. |
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Particolare della
cornice che inquadra a sinistra la vignetta del francobollo originale: il
tralcio e la spiga sono ben delineati. La luce radente mette in risalto la
"tridimensionalità" della stampa calcografica. |
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Lo
stesso particolare della cornice nell'imitazione: la retinatura rende
grossolani ed approssimativi i dettagli. La spiga di grano risulta
praticamente indecifrabile. La luce radente evidenzia una stampa senza
profondità. |
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La differenza tra la stampa
calcografica del francobollo originale e quella in offset dell'imitazione
si nota anche sul tratteggio dello sfondo: la regolare intersezione delle
linee incise è sostituita da un non troppo regolare retino di puntini. |
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Particolare dello
sfondo (nell'area superiore destra) stampato in calcografia nel
francobollo originale. La luce radente evidenzia il rilievo calcografico. |
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Lo
stesso particolare dello sfondo stampato in offset nell'imitazione: il
retino ha sostituito il tratteggio mentre la luce radente mostra una
stampa piatta. |
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Anche
nei colori pieni si nota la differenza dei due metodi di stampa, come per
il nero nelle indicazioni «ITALIA», nel valore e nelle minute scritte
"in ditta" «IPZS - ROMA» e «F. TULLI».
Tralasciando l'aspetto del rilievo che possiede la stampa calcografica, in
quella offset i contorni delle lettere e delle cifre sono frastagliati, a
causa del retino, e non netti e precisi. |
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L'indicazione
del valore ed il nome dell'incisore stampati in nero in calcografia nel
francobollo originale. |
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L'indicazione
del valore ed il nome dell'incisore nella stampa in offset
dell'imitazione mostrano la retinatura. |
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Il punto debole di questa
imitazione è dato proprio dal metodo di stampa usato, l'offset, che come
risultato fornisce sempre delle stampe piatte, ben diverse dall'originale
dove il rilievo della stampa è qualcosa di fisico, percettibile sotto i
polpastrelli.
Lo si è visto sopra con le immagini riprese illuminando la superficie stampata con una luce
radente: l'inchiostro depositato sulla carta con il procedimento
calcografico è talmente in rilievo che proietta la propria ombra. Cosa
che non avviene nell'imitazione in offset.
I falsari erano ben consci del loro limite e cercarono di ovviare con uno stratagemma
alla piattezza, anche cromatica, della stampa: in alcuni punti
"rinforzarono" il disegno con del nero per dare al marrone un
maggiore spessore per imitare, come meglio potevano, l'effetto
calcografico. Il risultato lo si può vedere qui sotto, ma oltre alla
parte inferiore del viso questi "rinforzi" in nero si ritrovano
anche in altri punti della vignetta, soprattutto sugli occhi, i cappelli,
il collo e la spalla della "Donna con liocorno" del Raffaello. |
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Francobollo
originale: il fine tratteggio inciso da Francesco Tulli della parte
inferiore del volto della "Donna con liocorno" di Raffaello. |
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Nell'imitazione
lo stesso particolare. I falsari rinforzarono con del nero alcuni
tratti del volto per cercare di conferire profondità alla stampa. |
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Anche su alcuni tratti esterni, a
destra della cornice di tralci e spighe stampata in grigio, si scorgono
alcune linee raddoppiate stampate in bruno rossastro: potrebbe essere una
conseguenza involontaria di una selezione del colore male eseguita quando
si prepararono i "typon" per la stampa in offset, come potrebbe
essere anche un accorgimento voluto per imitare le frequenti infiltrazioni
di colore che si possono riscontrare sui francobolli calcografici di
questa serie. |
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Sono
frequenti nei francobolli originali infiltrazioni di colori. In questo
caso la punta della spiga ha ricevuto il marrone destinato alla vignetta
principale. |
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Nell'imitazione
la spiga (praticamente irriconoscibile) era presente tanto nella
pellicola del grigio, quanto in quella del marrone, con questa
conseguenza. |
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L'imitazione
per frodare la posta del valore da € 0,41 della serie "La donna
nell'arte" su frammento annullato dal CMP di Napoli l'11 maggio 2004,
quando la tariffa per la lettera di primo porto era già di € 0,45. |
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I colori usati nelle imitazioni
assomigliano abbastanza a quelli di alcune tirature degli originali.
Bisogna infatti ricordare che questi francobolli furono stampati in
miliardi di esemplari in tantissime successive tirature e questo spiega
l'esistenza di toni di colore (soprattutto per il marrone) decisamente
diversi da quelli originariamente codificati.
La stampa avvenne su carta di modesta qualità di spessore analogo a
quella originale, solo leggermente più sottile (variazione dell'ordine di
un centesimo di millimetro); a differenza della carta originale, questa
non è fluorescente ed è priva di filigrana.
Per ovviare alla mancanza di filigrana nell'impasto della carta, venne
stampato un tappeto di stelle ad
imitazione della filigrana stelle originale, adoperando un inchiostro quasi
incolore e semilucido. Le stelline nell'imitazione risultano più piccole di
quelle originali ed anche più distanziate le une dalle altre.
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La
pseudo-filigrana stampata sull'imitazione osservata alla
lampada di Wood. |
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Questa pseudo-filigrana è scarsamente visibile alla luce naturale: si
può scorgere ad occhio nudo abbastanza facilmente osservandola sotto la
lampada di Wood.
L'imitazione presenta una dentellatura lineare con passo 11¼x11¼ ben
riconoscibile; invece l'originale venne perforato a pettine con passo 14¼x13¼.
Questo falso per frodare la posta venne usato soprattutto nella provincia
di Napoli. Qui a fianco è mostrato un frammento annullato l'11 maggio
2004, quando ormai la tariffa per una lettera ordinaria di primo porto era
stata portata da poco più di quattro mesi ad € 0,45.
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