Michetti 50 cent. "falso di Livorno"

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E' reato introdurre nei confini dello Stato, acquistare, detenere o mettere in circolazione francobolli contraffatti, anche non in corso, ma che hanno avuto corso legale, emessi sia dallo Stato italiano che da Stati esteri.   
  Questa falsificazione fece la sua comparsa nel 1923. Le notizie a riguardo sono contrastanti: fu probabilmente stampato a Livorno, ma venne usato anche a Milano e Verona. E' possibile che in realtà le imitazioni di questo francobollo fossero due.
   
Michetti (effigie volta a sinistra) cent. 50.
Sassone n. 85
Unificato n. 85
Cei n. 80
Bolaffi (numerazione 1956) n. 80
Bolaffi (numerazione 1986) n. 138
Bolaffi (numerazione 2002) n. 142
Falso.
Sassone n. F85
Unificato n. 85F
Cei n. F80
Bolaffi (numerazione 1956) n. 80FP
Bolaffi (numerazione 1986) n. 13FP
Bolaffi Forum  n. 142FP
   
Questo francobollo venne emesso il 1° gennaio 1908 assieme ai valori da 25 e 40 centesimi, in forza del Regio Decreto n. 758 del 20 ottobre 1907.
Viene comunemente definito "tipo Michetti" perché chiaramente ispirato al francobollo da 15 centesimi del 1906 realizzato su disegno di Francesco Paolo Michetti, anche se si discosta da quel progetto: l'effigie del sovrano è volta a sinistra anziché a destra, il mare tempestoso è qui calmo e nel cielo non ci sono nubi, la corona reale, che nel Michetti da 15 centesimi è a destra, qui è sostituita dallo stemma sabaudo collocato a sinistra; anche l'effigie del sovrano non è a mezzo profilo ma a profilo intero. Inutile aggiungere che il primo Michetti venne stampato in calcografia mentre la stampa di questo valore è tipografica.
Al momento dell'emissione l'importo di 50 centesimi corrispondeva alla tariffa di una raccomandata di primo porto per l'estero, ma anche di una lettera di primo porto per l'interno assicurata fino a 300 lire. Una tariffa particolare dove poteva trovare impiego era anche quella per il diritto di emissione dei libretti di riconoscimento postale. Dal momento che il discorso è caduto sulle tariffe, si ricorda che, sempre al momento dell'emissione, questo francobollo copriva anche la tariffa per l'invio di manoscritti raccomandati di secondo porto. Nella sua lunga vita (verrà messo fuori corso il 1° luglio 1926) trovò impiego per molte altre diffuse tariffe e comunque costituì sempre un importo "tondo" (appunto 50 centesimi) utile per comporre tariffe differenti.
Vale la pena ricordare che, quando questo francobollo subì la falsificazione, l'importo della lettera semplice di primo porto per l'interno (ovvero l'affrancatura più comune) era stato da poco portato a 50 centesimi (dal 1° gennaio 1923).
La falsificazione avvenne appunto nel 1923. Le notizie riguardanti questa imitazione che si trovano in letteratura sono piuttosto discrepanti: viene definito "falso di Livorno", città dove presumibilmente fu stampato, ma in realtà fu usato anche a Verona e Milano (sugli esemplari annullati in provincia di Grosseto si nutre qualche dubbio sulla genuinità della timbratura). Anche sulla dentellatura non c'è unanimità: gli esemplari che si sono potuti controllare direttamente hanno una perforazione a passo 11½, ma si trova citata anche quella più larga 10½, sempre che non si tratti di un errore di stampa: il catalogo Bolaffi, a partire dalla sua prima edizione del 1956, assegna una dentellatura 10½, successivamente si astiene dall'indicare il passo della perforazione e nella prima edizione del catalogo Bolaffi Forum del 2007 (che curiosamente non riporta l'indicazione dell'anno della stampa) la dentellatura indicata è quella 11½.
Per comodità qui si parlerà del "falso di Livorno" relativamente al tipo che si è potuto studiare direttamente (cioè, tanto per intenderci, di quello dentellato 11½).
Il francobollo originale era stato stampato con il metodo tipografico dalla matrice originale incisa da Alberto Repettati; per produrre questa imitazione si fece ricorso alla riproduzione zincografica della vignetta.
Curiosamente le imitazioni furono stampate in fogli che comprendevano 135 esemplari disposti in nove righe di quindici.
La carta, priva della filigrana, risulta un po' più spessa di quella usata per gli originali e la gomma è molto lucida, ben distribuita.
Come si è fatto cenno sopra, per la dentellatura venne impiegato un perforatore lineare con passo 11½ mentre il francobollo originale era stato dentellato con perforatore a pettine con passo 14x14¼.
Come si può notare anche dall'immagine complessiva in alto, l'imitazione risulta mal riuscita con la stampa grossolana e confusa.
Nel particolare del profilo del sovrano si nota immediatamente la differenza del tratteggio grossolano in confronto della finezza di quello inciso dal Repettati. I tratti marcati del profilo conferiscono al sovrano un'espressione accigliata; anche il profilo del naso è differente.
Si osserva inoltre che nell'originale le linee orizzontali dello sfondo sono delicatamente sinuose mentre sono diritte nell'imitazione.
   
Originale: la precisione del tratteggio. Notare le linee dello sfondo che sono delicatamente ondulate.
Falso: il tratteggio è grossolano ed impreciso sul volto del sovrano. Le linee del fondo sono diritte.
   
Inoltre le linee che tratteggiano lo sfondo dell'imitazione non terminano esattamente sulla linea della cornice a sinistra, ma molte la oltrepassano. I raggi che si irradiano dallo stemma sabaudo sono precisi nell'originale, decisamente rozzi ed approssimativi nell'imitazione. Ed ancora: nell'imitazione c'è, all'altezza della metà del naso, una linea a distanza maggiore da quella sottostante e sopra una linea che si ispessisce ed a tratti attraversa il viso (attraversando l'occhio) spuntando poi a destra e continuando oltre la nuca ed oltre il primo filetto della cornice verticale sulla destra.
   
Originale: i raggi di luce che si irradiano dallo stemma sabaudo sono ben delineati.
Falso: i raggi sono molto approssimativi,  ci sono un paio di line anomale all'altezza della metà del naso.
   
Soffermandoci poi sullo stemma in alto a sinistra, è difficile elencare le differenze tra originale e falso, tanto quest'ultimo appare del tutto diverso! Il confronto tra le due immagini qui sotto parla da solo. Aggiungiamo solamente che un gruppo di linee orizzontali che fanno parte del tratteggio dello sfondo attraversano completamente lo stemma (ed anche queste linee oltrepassano il primo filetto della cornice ed alcune raggiungono quello esterno).
   
Originale: lo stemma sabaudo sormontato dalla corona.
Falso: lo stemma sabaudo sormontato dalla corona è completamente diverso.
   
Un altro particolare riuscito male è la controspallina sulla spalla del sovrano: fantasiosamente è stato sostituito il bottoncino che serviva per sostituirla (in genere era unito ad una vite) con una stelletta. Anche gli altri particolari non rispettano il tratteggio originario.
   
Originale: la controspallina dell'uniforme del sovrano. A sinistra si nota il bottoncino che serviva per il distacco.
Falso: la controspallina è del tutto di fantasia. Non c'è il bottoncino che è stato sostituito da una stelletta.
    
Il cartiglio superiore che contiene in negativo l'indicazione del valore e la scritta «POSTE ITALIANE» nell'originale è separato dalla vignetta: nell'imitazione, sotto il cartiglio, c'è una sottile riga che corre orizzontalmente per tutta la larghezza della vignetta.
   
Originale: il cartiglio superiore con l'indicazione del valore e la dicitura «POSTE ITALIANE» è staccato dalla vignetta da una sottile zona bianca..
Falso: c'è una riga orizzontale tra la vignetta ed il cartiglio superiore che reca l'indicazione del valore e la dicitura «POSTE ITALIANE».
   
La seconda falsificazione nota del 50 centesimi Michetti, stampata singolarmente e non ancora dentellata.
Di questo francobollo da 50 centesimi sarebbe stata eseguita una seconda imitazione, stampata in violetto chiaro con sfumature tendenti al lilla, ancora meno precisa. Pertanto la vignetta risulterebbe imitata in modo più grossolano: lo stemma sabaudo e la corona che lo sormonta sarebbero più stilizzati, i raggi di luce che si irradiano sarebbero più marcati, la superficie del mare differente; altre differenze starebbero nel tratteggio della fronte, nella stelletta del bavero e nella controspallina
Questo secondo tipo di falso venne stampato singolarmente su foglietti di carta, tagliati irregolarmente in forma quadrata di circa 5 centimetri di lato. Dopo la stampa i foglietti vennero gommati solo nella parte centrale, dove c'era la stampa della vignetta, con una gomma di colore brunastro. La dentellatura venne eseguita con un perforatore lineare di scarsa qualità, forse usurato o danneggiato, con passo circa 11.
Ogni tanto compaiono sul mercato questi foglietti che spesso vengono definiti con una certa approssimazione (forse proprio perché non si sa bene cosa siano) «prova del falso per posta con marginatura molto grande».
Di questa seconda imitazione non si conoscono esemplari usati e neppure il luogo dove venne effettuata.
 
Lettera di primo porto per l'interno, da Milano (18 maggio 1923) a Torino affrancata con un'imitazione per frodare la posta del 50 centesimi Michetti.
 
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Pagina aggiornata il 30 settembre 2017.