E' reato introdurre nei confini
dello Stato, acquistare, detenere o mettere in circolazione francobolli
contraffatti, anche non in corso, ma che hanno avuto corso legale,
emessi sia dallo Stato italiano che da Stati esteri.
Parlare
delle falsificazioni di cui fu oggetto il francobollo da 100 lire della
serie "Democratica" non può prescindere dal citare Francesco
Percivalle che fu l'ideatore di queste (e altre) imitazioni fatte
nell'intento di frodare le poste, di mettere in piedi un interesse
filatelico per questi falsi ed infine nel tentare di ingannare
direttamente i collezionisti.
Tanti sono gli anni che sono trascorsi che ci sembra inutile nascondere il
nome per una sorta di ipocrita tutela della riservatezza e soprattutto
perché è noto a moltissimi essendo già stato pubblicato in quotidiani,
riviste e libri.
Democratica
Lire 100.
Sassone n. 565
Unificato n. 565
Cei n. 521
Bolaffi (numerazione 1956) n. 520
Bolaffi (numerazione 1986) n. 587
Bolaffi (numerazione 2002) n. 659
Falso
tipografico (il primo dei falsi di Buenos Aires).
Sassone n. F565
Unificato n. 565F1
Cei n. F 521
Bolaffi (numerazione 1956) n. 520FPa
Bolaffi (numerazione 1986) n. 587FPa
Bolaffi Forum n. 659FPa
Frammento
di busta con due esemplari del 25 centesimi "Monumenti
distrutti" con sovrastampa falsa da 2 lire ("falso di
Amantea"). Il frammento faceva parte di una raccomandata (tariffa
7 lire) spedita da Villadose (provincia di Rovigo) all'indirizzo di
Francesco Percivalle ad Amantea.
Gran parte delle notizie riferite a
queste falsificazioni (come vedremo sono più d'una) sono state riferite dallo
stesso Percivalle anche attraverso i suoi contatti con noti commercianti
ed esperti di filatelia: alcune notizie sono da prendersi con il beneficio
del dubbio in quanto, a volte, furono da lui stesso messe in circolazione "pro
domo sua"; altre devono essere interpretate perché spesso
raccontava i fatti attribuendoli a terze persone.
Così, ad esempio, sappiamo poco di quello che lui faceva prima di dedicarsi
alle falsificazioni: c'è chi dice che avesse, in qualche modo, a che fare
con la posta. Con la posta non sappiamo, ma dopo con l'ambiente filatelico e
dei collezionisti certamente sì, se poteva spedire nel 1953 ad un noto
perito filatelico genovese per periziarli (accettando una eventuale offerta
d'acquisto) francobolli di Lombardo Veneto (tra cui un falso di Verona),
dello Stato Pontificio, del Regno di Napoli e del Regno d'Italia (tra cui un
paio di Francalettere).
Francesco Percivalle iniziò la sua "carriera" nel 1945: nel
maggio di quell'anno infatti venne distribuito un altissimo numero di
francobolli della serie "Monumenti distrutti", stampati l'anno
prima dalla Repubblica Sociale Italiana, previa opportuna sovrastampa che ne
modificava le scritte ed il valore.
Il francobollo da 20 centesimi divenne da Lire 1,20 mentre quello da 25
centesimi moltiplicò di otto volte il valore che fu portato a 2 Lire.
I
due francobolli della serie emessa dalla Repubblica Sociale
Italiana (da 20 e 25 centesimi) trasformati con sovrastampa nei
valori da Lire 1,20 e Lire 2 durante il periodo di Luogotenenza
del Regno.
Con l'aiuto di un amico che lavorava in una tipografia di Amantea (Cosenza)
Francesco Percivalle trovò il modo di guadagnare il 700% del valore del
francobollo da 25 centesimi apponendo una falsa sovrastampa sul francobollo
originale.
Smerciò poi questo francobollo in varie zone dell'Italia: lo testimoniano
le non moltissime lettere conosciute che presentano oltre all'annullo di
Amantea anche quelli di varie località del Veneto, del Piemonte e dell'Alto
Adige.
Il fatto che alcune di queste buste siano indirizzate a «Francesco
Percivalle - Catocastro - Amantea (Cosenza)» fa leggittimamente
sospettare che il falsario già all'epoca, oltre a frodare la posta, avesse fiutato l'affare filatelico.
Alla scadenza della validità postale del francobollo (18 luglio 1946) il
Percivalle sospese la propria attività per poi trasferirsi in Argentina.
Qui viveva una numerosa comunità di emigranti italiani: questi avevano la
possibilità di spedire somme di denaro ai loro parenti in Italia con un
cambio preferenziale. Per tante famiglie restate in un'Italia appena uscita
dalla tragedia della guerra questa rimessa di denaro dal parente lontano
costituiva un'entrata importante, se non l'unica, su cui contare viste le
precarie condizioni economiche in cui versavano.
A volte queste rimesse di denaro servivano anche per mantenere il contatto
epistolare con il parente lontano; infatti spedire per via aerea una lettera
in Argentina era molto costoso: ben 150 lire (fino al 22 settembre 1949) e
poi 175 lire, per cinque grammi di peso.
Nel 1960 Alberto Diena considerava
queste falsificazioni appartenenti alla prima tiratura.
Nell'agosto
1949 il governo argentino sospese le rimesse a cambio preferenziale degli
immigrati, cosicché molti italiani non riuscirono più a far pervenire
come prima gli aiuti economici alle famiglie lontane.
Inizialmente ci fu chi provò ad acquistare i francobolli italiani presso
alcune agenzie marittime di Buenos Aires che si occupavano anche della
vendita di valori postali in corso, ma l'affrancatura per una lettera
aerea veniva a costare al cambio di "borsa nera" quanto si
guadagnava in un'intera giornata di lavoro.
Fu in queste circostanze che a Francesco Percivalle venne l'idea di
produrre direttamente lui i francobolli da 100 lire che gli emigrati
potevano spedire ai loro famigliari per poterne ricevere notizie.
La storia di queste imitazioni si è venuta arricchendo nei decenni di
sempre nuovi particolari.
I cataloghi (ed i periti) fanno in genere abbastanza confusione nel
classificarli: c'è chi parla di tipi e chi di tirature, chi considera
due tipi (tipografico e litografico) con le conseguenti tirature, chi
invece considera le tirature alla stregua di "tipi".
La conseguenza è, tra l'altro, di vedere la stessa falsificazione
certificata a distanza di anni come prima tiratura prima e come seconda
tiratura poi. Per non parlare delle correzioni fatte successivamente sul
medesimo certificato!
Va comunque ricordato quello già detto sopra: lo studio per comprendere
la genesi di queste falsificazioni si protrasse per decenni. L'esame di
nuova documentazione, non nota precedentemente, fece rivedere alcune
classificazioni.
Nel 1997 Gianni
Carraro classificava le medesime imitazioni come appartenenti
alla seconda tiratura.
Per cercare di evitare di cadere negli equivoci, cercheremo di seguire
l'ordine cronologico di apparizione note delle varie tipologie di
imitazioni.
In un primo momento ci eravamo illusi di poter dare i riferimenti ai
principali cataloghi, ma alla fine abbiamo dovuto rinunciare
I cataloghi, tranne un'unica
eccezione, sono assolutamente imprecisi: seguendo quello che scrivono è
impossibile individuare una falsificazione dall'altra in quanto nessuno si
sforza a descriverle.
A questo si devono aggiungere gli
errori e le inesattezze: si va dallo scambio di fotografie (o delle
didascalie) al confondere i falsi del 1964 eseguiti per ingannare i
collezionisti (quando il francobollo da 100 lire "Democratica"
non aveva più validità postale da oltre un decennio) con quelli di
Buenos Aires degli anni 1950-51 fatti per frodare le poste.
Non pretendiamo di far cambiare le abitudini ai cataloghisti (nulla è
più immobile di un catalogo di francobolli), ma noi qui identificheremo
le varie "edizioni" di questo falso con un modo che ci sembra
oggettivo e univoco.
Le imitazioni sono facilmente distinguibili dal francobollo originale:
basta confrontare un qualsiasi particolare e si nota subito la differenza
tra la stampa calcografica degli originali, con le linee minute e precise
del disegno inciso da Mario Colombati che risultano in rilievo per
l'inchiostro depositato sulla carta e quella dei falsi dal disegno
complessivamente più confuso ed impreciso, privo di particolari.
Qui diamo delle informazioni non tanto per poter riconoscere l'imitazione
dall'originale, ma per saper distinguere i vari tipi di falsi.
Falso tipografico (tipo unico)
La prima falsificazione venne effettuata tipograficamente (prima data
nota su una corrispondenza da Cosenza del 10 marzo 1950) utilizzando un
"cliché" di zinco (zincografia).
Date le caratteristiche di stampa, si pensa che sia stata usata una
macchina tipografica a "pedalina".
Si ha motivo di ritenere che fu utilizzato un unico "cliché"
e pertanto che le imitazioni siano state stampate singolarmente: per
questo motivo non esistono coppie o blocchi di questo falso tipografico,
ma solo esemplari isolati.
L'immagine di questa imitazione è riportata in testa a questa pagina, a
confronto con un esemplare originale. La vignetta nel complesso risulta
assai povera di dettagli e le linee, sottili e precise nell'originale,
sono più grossolane ed impastate.
Lettera
per via aerea da Cosenza per Buenos Aires. Furono applicati tre francobolli da 1 lira, tre
francobolli da 2 lire, tre francobolli da 3 lire, un
francobollo da 10 lire, un francobollo da 50 lire (tutti della
serie "Democratica") ed un falso tipografico del 100
lire. La data del 30 maggio 1950 rappresenta l'ultima data
conosciuta per questa tipologia di falsificazione.
Tra i particolari che caratterizzano questa imitazione sono da segnalare
l'irregolare puntinatura del fondo del riquadro centrale e la sua assenza
attorno alle figure che compongono il gruppo famigliare sotto la bilancia;
inoltre la scritta "in ditta" sotto la vignetta («IST. POL.
STATO - OFFICINA CARTE - VALORI») è scarsamente leggibile, composta
da caratteri piuttosto approssimativi ed incompleti.
La
parte centrale della vignetta originale: i tratteggi sono precisi e
formano delle morbide ombreggiature; la scritta "in ditta"
è perfettamente leggibile.
La
parte centrale della vignetta dell'imitazione tipografica: manca la puntinatura
attorno alle figure e le ombre sono praticamente inesistenti; la
scritta "in ditta" è illeggibile.
Una
quartina della prima falsificazione litografica del 100 lire
"Democratica" (chiamata da altri anche "seconda
tiratura") appartenente al blocco "tipo A".
La stampa risulta di un colore rosso
cupo: la carta non è filigranata, tipo "uso mano", leggermente giallognola.
La dentellatura è stata applicata con un perforatore lineare con passo
circa 11¼.
Per ammissione dello stesso Percivalle, della falsificazione tipografica
furono venduti pochi esemplari «...ma visto che anche gli ignoranti si
davano conto della falsità...» vennero stampati «...gli altri tipi
migliori.»
Così, dopo questo primo tentativo, Francesco Percivalle abbandonò il sistema
della stampa tipografica per quello litografico.
Falso litografico (prima lastra)
Non sono certe le circostanze e neppure se per questa seconda
falsificazione (la prima eseguita con il metodo litografico) si servì dello
stesso compiacente tipografo o si rivolse ad un altro. C'è una storia al
riguardo, della quale parleremo dopo.
Lo stampatore ottenne otto pellicole fotografando la stessa vignetta e le
impaginò componendo due quartine di vignette.
Con questa composizione impressionò la lastra litografica.
La prima data conosciuta per questa falsificazione è su una corrispondenza da Cosenza
del 27 settembre 1950.
Il
falso litografico di Buenos Aires del 100 lire
"Democratica" (prima lastra).
Nelle varie fasi di duplicazione della pellicola e di riporto sulla lastra
si verificarono piccole imperfezioni che consentono di attribuire ad una o
all'altra quartina la posizione di una singola imitazione.
Tutte le otto vignette mostrano queste piccole differenze, cosicché è
possibile plattarle tutte.
Per comodità si è distinto un blocco di quattro falsificazioni come
"tipo A", l'altro come "tipo B".
Di seguito si riportano i principali difetti che consentono di distinguere
le otto posizioni.
Gruppo
"Tipo A"
Posizione
1
Posizione
2
Posizione
3
Posizione
4
Gruppo
"Tipo B"
Posizione
5
Posizione
6
Posizione
7
Posizione
8
La
parte centrale della vignetta dell'imitazione litografica (prima
lastra): la puntinatura
attorno alle figure è più regolare e le ombre sono abbastanza
morbide, pur conservando l'effetto "piatto" della stampa
litografica; la
scritta "in ditta" è leggibile.
Posizione
1
Un piccolo tratto di colore attraversa la linea della cornice del
cartiglio di destra contenente l'indicazione del valore. Si trova,
approssimativamente, all'altezza dell'interlinea tra «100»«LIRE».
Posizione 2
Piccolo tratto di colore a destra della catena centrale che regge il
piatto sinistro della bilancia.
Posizione 3
Un trattino di colore sotto il braccio destro
della bilancia, in corrispondenza della testa della donna: in realtà si
tratta di tre puntini molto ravvicinati.
Posizione 4
Punto di colore sotto la prima «I» di «ITALIANE»; a
volte ci può essere un punto di colore anche sotto la «E» di «ITALIANE»
e sotto la «S» di «POSTE».
Posizione 5
Punto di colore all'esterno della vignetta, a sinistra del cartiglio che
contiene la scritta «POSTE ITALIANE»; a volte anche un punto di
colore sotto la «A» di «ITALIANE».
Posizione 6
Punto di colore sulla destra della catena centrale che regge il piatto di
destra della bilancia; punto di colore sul bordo del cartiglio sotto la
seconda «A» di «ITALIANE»; a volte anche un punto sotto
a destra della «O» di «POSTE».
Posizione 7
Puntino di colore sullo sfondo a sinistra del gomito dell'uomo; inoltre
filetti di riquadro a circa un millimetro dal bordo esterno della vignetta
in alto a destra sul lato orizzontale e su quello verticale.
Posizione 8
Trattino diagonale di colore sul margine sinistro del cartiglio contenente
la scritta «POSTE ITALIANE»; a volte c'è un puntino tra la «L»
e la «I» di «LIRE» nel cartiglio di destra.
In
realtà nulla escluderebbe che la composizione con le due quartine sia
stata riduplicata in modo da riempire il foglio con complessive sei
quartine (24 vignette) come verrà fatto per le successive tirature, ma al
momento non esistono elementi sicuri che possano confermare questa
ipotesi, non essendo stati rinvenuti foglietti contenenti più blocchi.
La stampa venne eseguita probabilmente con un torchio litografico con
inchiostrazione a mano. Il colore si presenta carminio scuro.
Anche in questo caso si usò una carta uso mano, naturalmente non
filigranata, leggermente giallastra ma, a differenza della precedente
imitazione, meno levigata.
Per la dentellatura si ricorse ad un perforatore lineare con passo circa 11½
Lettera
per via aerea per Buenos Aires affrancata per 200 lire con due
imitazioni litografiche del francobollo da 100 lire
"Democratica". Annulli dell'ambulante Messina-Napoli del 3
novembre 1950.
I
due foglietti ricordo della Mostra Filatelica Internazionale di Milano ai
quali Francesco Percivalle si ispirò per stampare le sue falsificazioni
del 100 lire "Democratica".
E'
giunta l'ora di raccontare un aneddoto che, almeno in parte, spiega
alcune cose su queste falsificazioni. Ci viene riferito da una persona che
era stata in contatto con il Percivalle dal quale probabilmente ne era
stata messa a conoscenza.
Ad un certo momento, per non indurre in sospetto lo stampatore,
il Percivalle pensò di camuffare
le sue imitazioni in "souvenir" filatelico.
Per far questo si servì di uno di quei cartoncini ricordo che erano stati
predisposti in occasione dell'esposizione filatelica internazionale di
Milano del 16 gennaio 1946 che aveva per tema "Il francobollo e la
guerra".
Si trattava della prima mostra internazionale filatelica del dopoguerra e,
detto per inciso, fu anche la responsabile di tante fantasie filateliche
che, negli anni, hanno invaso il mercato filatelico fino ad ottenere un
riconoscimento di autenticità da parte di alcuni cataloghi (non tutti, per
fortuna!).
I foglietti ricordo, stampati a due colori e numerati progressivamente,
recavano alcune scritte commemorative dell'avvenimento ed una cornice entro
la quale veniva applicata una quartina recante la perforazione «MFIM» (una
lettera su ciascun francobollo), acronimo di Mostra Filatelica
Internazionale Milano. Sul cartoncino era impresso un timbro a secco con la
scritta «COMITATO MOSTRA FILATELICA- MILANO» ed il timbro speciale usato
durante il periodo della mostra che annullava in genere (anche con date
differenti avendo avuto un uso prolungato) due francobolli della quartina.
Il Percivalle fece ricavare per riporto l'intestazione del foglietto (su tre
righe) «Ricordo Mostra / Filatelica Internazionale / Milano»
impaginandovi sotto le false vignette in quartina.
Così lo stampatore eseguì il lavoro convinto che si trattasse di un "souvenir"
per filatelisti. Un giorno ebbe occasione di incontrare un noto
collezionista di Buenos Aires al quale mostrò quegli strani foglietti. Il
collezionista lo avvertì che si trattava in realtà della riproduzione di
francobolli regolarmente emessi ed a corso legale in Italia. A sentir
questo il tipografo distrusse la lastra litografica e mise alla porta il
Percivalle.
Un
gruppo di quattro imitazioni disposte in quartina completo
delle scritte tratte dal cartoncino ricordo della Mostra
Filatelica Internazionale di Milano: si tratta probabilmente
della seconda tiratura litografica (o terzo tipo).
Un
foglio quasi completo della falsificazione del 100 lire ottenuta con la
seconda lastra litografica in una fotografia fatta attorno agli anni
1959-1961 prima del frazionamento.
Purtroppo
non è dato di sapere con precisione di quale tipo di falsificazione si
trattasse: alcuni collocano questo episodio durante la stampa del
cosiddetto secondo tipo (ovvero la prima tiratura del litografico): di
questa imitazione non sono noti foglietti, ma solo blocchi di quattro
privi di bordi o con un minimo margine laterale. Di conseguenza non è
possibile stabilire se fossero in origine con scritte commemorative.
Tuttavia il fatto che la successiva tiratura presenti caratteristiche
analoghe potrebbe far supporre che sia stata eseguita con lastre ricavate
dalle pellicola rimaste in mano al Percivalle.
Anche se è vero che l'ultima falsificazione eseguita dal Percivalle (la
quarta) è differente dalla precedente.
Comunque il Percivalle non si perse d'animo e si dette da fare per trovare
un altro compiacente stampatore.
Falso litografico (seconda lastra)
E' la volta della seconda tiratura litografica (la terza imitazione) per
la quale la prima data nota è su una corrispondenza da Cosenza del 2
aprile 1951.
Il
falso litografico di Buenos Aires del 100 lire
"Democratica" (seconda lastra).
La lastra fotolitografica venne rifatta ricavandola dalla stessa composizione
della precedente tiratura. Probabilmente per un problema di esposizione
della pellicola sulla lastra e forse complice una più scadente qualità
della stessa, l'immagine della vignetta risultò più confusa.
La
parte centrale della vignetta dell'imitazione litografica (seconda
lastra): la puntinatura
attorno alle figure pur essendo completa è impastata e le ombre sono
più contrastate; la
scritta "in ditta" è chiaramente leggibile.
La pellicola con i due gruppi di quattro vignette, completata con le
scritte celebrative della mostra milanese, venne duplicata più volte in
modo da ottenere con un foglio la stampa di sei foglietti disposti su due
colonne di tre gruppi ciascuna.
A differenza della tiratura precedente, sulla cui composizione possiamo
dire poco non essendoci pervenuti fogli o foglietti, di questa
"edizione" sono noti foglietti ed anche alcuni fogli (venduti
dallo stesso Percivalle ad intermediari filatelici, ma anche direttamente ad
almeno un commerciante italiano) che furono successivamente frazionati.
La
stampa fotolitografica risulta di un carminio vivace, ricco di
inchiostrazione. Gli specialisti segnalano anche esemplari che presentano
tonalità diverse, probabilmente per l'artigianalità
dell'inchiostrazione.
La carta, senza filigrana, risulta più leggera e più rugosa di quella
impiegata per le imitazioni precedenti.
La dentellatura è stata applicata con un perforatore lineare abbastanza
usurato (spesso è irregolare e difettosa) con passo circa 11½
Posizione
1
Posizione
2
Posizione
3
Posizione
4
Lettera
da Cosenza del 22 settembre 1952 per via aerea affrancata per
200 lire con un 100 lire "Italia al lavoro" e con
l'imitazione litografica (seconda lastra) del 100 lire
"Democratica". Si tratta, al momento, dell'ultima
data nota dell'impiego di questa falsificazione prima della messa fuori validità postale del valore della serie
"Democratica".
Falso litografico (terza lastra)
Il quarto e ultimo tipo di falsificazione del 100 lire
"Democratica" ci è noto per la prima volta su una
corrispondenza da Belmonte Calabro dell'11 giugno 1951.
Il
falso litografico di Buenos Aires del 100 lire
"Democratica" (terza lastra).
Questa volta vennero ricavate quattro pellicole per la vignetta in modo da
comporre una quartina. Vennero quindi aggiunte le solite scritte
celebrative della mostra filatelica milanese.
La pellicola con la composizione venne poi duplicata cinque volte per ottenere sei gruppi da
disporre nel foglio. Di conseguenza questi sono uguali fra loro e
presentano gli stessi difetti costanti che ne consentono il plattaggio.
Posizione
1
Punto di colore sotto il braccio destro della bilancia, in corrispondenza
della testa della donna. Inoltre è distinguibile il mignolo della mano
destra della donna.
Posizione 2
Sulla schiena del bambino è visibile solo una macchia di colore. Inoltre
c'è un punto di colore sotto la «L» di «LIRE».
Posizione 3
Le lettere «I» e «T» di «ITALIANE» sono unite
in alto da una macchia di colore. Inoltre c'è un punto di colore sotto la
«L» di «ITALIANE».
Posizione 4
Sul lato sinistro della vignetta centrale, la catena di destra della
bilancia è interrotta quando si sovrappone al braccio dell'uomo. Inoltre
c'è una macchia di colore a sinistra della «P» di «POSTE».
Infine ci sono un paio di puntini di colore attorno alla «E»«LIRE».
La
parte centrale della vignetta dell'imitazione litografica (terza
lastra): è praticamente assente la puntinatura
attorno alle figure, poco visibile anche sui cartigli laterali. La
scritta "in ditta" è poco leggibile.
La differenza principale di questi
foglietti, rispetto ai precedenti, è data dalla diversa disposizione
delle scritte più spostate verso destra: facendo riferimento all'ultima
riga, la «A» di «MILANO» nei precedenti foglietti è quasi centrata
rispetto all'interspazio che separa le due vignette, in questi invece è
più spostata a destra.
Si
è cercato di evidenziare il differente allineamento delle
scritte rispetto alle vignette nei due tipi noti di foglietti
osservando la lettera «A» di «MILANO»: a sinistra la
seconda lastra litografica, a destra la terza lastra
litografica.
Anche le vignette che formano la quartina non sono perfettamente
allineate tra loro: misurando gli interspazi si possono apprezzare
differenze anche di qualche decimo di millimetro.
In questa versione il fondo puntinato della vignetta centrale (quella con
il gruppo famigliare) è poco visibile, se non addirittura assente in
certe zone, come è pure poco visibile nello sfondo dei due cartigli
laterali.
Confusa e poco leggibile è anche la scritta "in ditta".
Il Percivalle, perfettamente conscio dell'interesse che avrebbero
suscitato tra i collezionisti i suoi falsi per posta regolarmente
viaggiati, si diede da fare per recuperare le lettere che giungevano
dall'Italia agli emigranti affrancate con le sue imitazioni che aveva in
precedenza, direttamente o indirettamente, venduto loro.
Effettivamente non le vendeva soltanto lui, ma aveva creato una piccola
rete di distribuzione: sappiamo così che le proponevano agli emigranti
anche alcune agenzie marittime (quelle che in precedenza vendevano a caro
prezzo i francobolli italiani). Ad esempio l'Agenzia de Turismo Granada
vendeva due falsi per 7 pesos.
Busta
spedita per via aerea a Buenos Aires il 17 settembre 1951 (annullo
dell'ambulante Messina-Napoli) affrancata per 200 lire con l'impiego
di due falsi litografici (terza lastra) del 100 lire
"Democratica". E' stato frequente ricorrere agli ambulanti
ferroviari dove la lavorazione della corrispondenza non permetteva
un accurato controllo degli oggetti postali: da questo si può
ipotizzare che i mittenti, a volte, potessero essere a conoscenza
della falsità del francobollo che impiegavano.
Sopra
e sotto alcune imitazioni del "falso di Buenos Aires" prodotte
nel 1964 da Francesco Percivalle per frodare i collezionisti. Ovviamente
non hanno alcun interesse filatelico.
Visitava
frequentemente gli alberghi abitati dagli emigranti per recuperare le
buste con i falsi: «...io, passando la vita a Buenos Aires da albergo in
albergo, ebbi la fortuna di trovare (...) lettere coi falsi...»
Il Percivalle dichiarò tranquillamente che «...sono stati venduti
migliaia di falsi, però è difficile si possano trovare ancora, dato gli
emigranti che li comprarono, quasi tutta gente rozza e ignorante della
bassa Italia, distrussero le lettere anche servendosene per il bagno, dato
la carta sottile.»
Nel suo gran darsi da fare, il Percivalle spacciando le falsificazioni
forniva un servizio completo: compilava anche la busta con l'indirizzo
sulla quale apponeva il finto francobollo.
«Quando mi accorsi che molti avevano comprato i falsi, feci finta di non
conoscerli; ma, avendo la paura che poteva perdersi qualche lettera
scritta da mogli o parenti analfabeti o quasi, io stesso consigliè agli
amici di mandare le buste in Italia affrancate già e con la direzione
(indirizzo - N.d.R.) che io scrivevo.»
Questo spiega come su molte buste la calligrafia dell'indirizzo sia quella
dello stesso Percivalle.
Ma c'è di più: alcune buste sono indirizzate allo stesso indirizzo del
Percivalle (Tucuman 781 - 4 piso - Dep. G) che in questo modo poteva
entrare in possesso dell'affrancatura consegnando la corrispondenza ai
destinatari.
Abbondanti sono poi le lettere indirizzate ad una stessa persona
(indirizzo Paraguay 786): «... si tratta del caso, che 2 fratelli sposati
per risparmiare soldi, si facevano scrivere dalle 2 mogli in una sola
lettera, ossia in una busta.»
La maggioranza delle buste giunte fino a noi presenta la parte relativa
all'indirizzo cancellata, oppure strappata o tagliata. Fu fatto
evidentemente per motivi di riservatezza e per impedire, nel caso di
indagini, di risalire verso l'origine delle falsificazioni.
Nel corso del 1952 le cose cambiarono: c'era sentore che il 100 lire
"Democratica" andasse presto fuori corso (il che avverrà il 31
dicembre di quell'anno) ormai soppiantato da tempo dall'analogo valore
della serie "Italia al lavoro" emesso il 20 ottobre 1950.
Così Francesco Percivalle cominciò ad interessarsi ai francobolli
argentini e precisamente a quello da 1 peso di posta aerea che mise in
circolazione nel 1952 (e con il quale spedì anche della corrispondenza
diretta ai suoi famigliari in Italia).
Raccomandata
spedita per via aerea il 14 agosto 1952 da Buenos Aires ad
Amantea (Cosenza) affrancata con due imitazioni del
francobollo argentino da 1 peso. Risulta spedita da Francesco
Percivalle alla sua famiglia.
Venne scoperto dalla polizia argentina e fu arrestato. Restò in carcere
un mese e successivamente tornò in Italia (forse espulso dall'Argentina).
Con le sue falsificazioni e con la corrispondenza affrancata con i
falsi che era riuscito a recuperare era riuscito ad ottenere un buon
risultato economico che lo indusse, nel 1964, a riprovare.
Cominciò con il riprodurre in litografia il 100 lire
"Democratica".
Nonostante un catalogo italiano, facendo molta confusione, inserisca
queste falsificazioni tra quelle "di Buenos Aires" (indicando
anche quotazioni a dir poco "folli" per la tipologia
dell'oggetto in questione, ma forse per la gran confusione che fa nel
repertoriare le varie tipologie di falsi) è evidente che queste non hanno
nulla da spartire con quelle delle quali non sono neppure lontane cugine.
L'imitazione
eseguita in Italia nel 1964 dal Percivalle con l'intento di
ingannare i collezionisti (si potrebbe definire il "falso
del falso di Buenos Aires"!) è finita in un catalogo
italiano che al numero F521bb viene descritta come terza
tiratura di Buenos Aires (non dentellata con margini ai 4
lati).
Se
i falsi di Buenos Aires furono fatti per frodare il servizio postale
italiano, questi invece erano stati prodotti esclusivamente per frodare i
collezionisti.
A dimostrazione di questo basta aggiungere che contemporaneamente, con lo
stesso metodo di stampa, il Percivalle tentò anche di riprodurre altri
francobolli italiani, come quelli del 1910 per ricordare il cinquantenario
del plebiscito delle Provincie Meridionali.
Falsificazioni
di francobolli da collezione prodotti in litografia dal
Percivalle nel 1964.
Nel 1968 il Percivalle, per queste sue ultime "creazioni",
subì anche un processo in Italia, dal quale uscì assolto in quanto,
all'epoca, non era considerato reato penale falsificare carte valori non
aventi più corso legale.
Una bibliografia minima per approfondire l'argomento:
Carraro, Gianni e Sirotti, Luigi«Il 100 lire della
democratica» Sassone S.R.L., 2003
Diena, Enzo e Ravegnani, Giuseppe«Il falso per
posta del 100 lire "Democratica"» Il
Collezionista-Italia Filatelica, n. 3 1956
Diena, Enzo e Ravegnani, Giuseppe«Il 100 lire
falso di Buenos Aires fu creato per scopi "umanitari"» Il
Collezionista-Italia Filatelica, n. 10 1959
Diena, Enzo e Ravegnani, Giuseppe«Altre notizie
sul 100 lire "falso di Buenos Aires"» Il
Collezionista-Italia Filatelica, n. 2 1963
Lucini, Ferruccio e Sirotti, Luigi«Falso del 100
lire Democratica di Buenos Aires» Panorama Filatelico, autunno
1977
Oliva, Guglielmo «Il "100 lire" della
"Democratica" falso passato per posta» La Rivista
Filatelica d'Italia, maggio 1956