Democratica 100 lire falsi di Buenos Aires

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E' reato introdurre nei confini dello Stato, acquistare, detenere o mettere in circolazione francobolli contraffatti, anche non in corso, ma che hanno avuto corso legale, emessi sia dallo Stato italiano che da Stati esteri.   
  Parlare delle falsificazioni di cui fu oggetto il francobollo da 100 lire della serie "Democratica" non può prescindere dal citare Francesco Percivalle che fu l'ideatore di queste (e altre) imitazioni fatte nell'intento di frodare le poste, di mettere in piedi un interesse filatelico per questi falsi ed infine nel tentare di ingannare direttamente i collezionisti.
Tanti sono gli anni che sono trascorsi che ci sembra inutile nascondere il nome per una sorta di ipocrita tutela della riservatezza e soprattutto perché è noto a moltissimi essendo già stato pubblicato in quotidiani, riviste e libri.
    
Democratica Lire 100.
Sassone n. 565
Unificato n. 565
Cei n. 521
Bolaffi (numerazione 1956) n. 520
Bolaffi (numerazione 1986) n. 587
Bolaffi (numerazione 2002) n. 659
Falso tipografico (il primo dei falsi di Buenos Aires).
Sassone n. F565
Unificato n. 565F1
Cei n. F 521
Bolaffi (numerazione 1956) n. 520FPa
Bolaffi (numerazione 1986) n. 587FPa
Bolaffi Forum  n. 659FPa
   
Frammento di busta con due esemplari del 25 centesimi "Monumenti distrutti" con sovrastampa falsa da 2 lire ("falso di Amantea"). Il frammento faceva parte di una raccomandata (tariffa 7 lire) spedita da Villadose (provincia di Rovigo) all'indirizzo di Francesco Percivalle ad Amantea.
Gran parte delle notizie riferite a queste falsificazioni (come vedremo sono più d'una) sono state riferite dallo stesso Percivalle anche attraverso i suoi contatti con noti commercianti ed esperti di filatelia: alcune notizie sono da prendersi con il beneficio del dubbio in quanto, a volte, furono da lui stesso messe in circolazione "pro domo sua"; altre devono essere interpretate perché spesso raccontava i fatti attribuendoli a terze persone.
Così, ad esempio, sappiamo poco di quello che lui faceva prima di dedicarsi alle falsificazioni: c'è chi dice che avesse, in qualche modo, a che fare con la posta. Con la posta non sappiamo, ma dopo con l'ambiente filatelico e dei collezionisti certamente sì, se poteva spedire nel 1953 ad un noto perito filatelico genovese per periziarli (accettando una eventuale offerta d'acquisto) francobolli di Lombardo Veneto (tra cui un falso di Verona), dello Stato Pontificio, del Regno di Napoli e del Regno d'Italia (tra cui un paio di Francalettere).
Francesco Percivalle iniziò la sua "carriera" nel 1945: nel maggio di quell'anno infatti venne distribuito un altissimo numero di francobolli della serie "Monumenti distrutti", stampati l'anno prima dalla Repubblica Sociale Italiana, previa opportuna sovrastampa che ne modificava le scritte ed il valore.
Il francobollo da 20 centesimi divenne da Lire 1,20 mentre quello da 25 centesimi moltiplicò di otto volte il valore che fu portato a 2 Lire.
 
   
I due francobolli della serie emessa dalla Repubblica Sociale Italiana (da 20 e 25 centesimi) trasformati con sovrastampa nei valori da Lire 1,20 e Lire 2 durante il periodo di Luogotenenza del Regno. 
 
Con l'aiuto di un amico che lavorava in una tipografia di Amantea (Cosenza) Francesco Percivalle trovò il modo di guadagnare il 700% del valore del francobollo da 25 centesimi apponendo una falsa sovrastampa sul francobollo originale.
Smerciò poi questo francobollo in varie zone dell'Italia: lo testimoniano le non moltissime lettere conosciute che presentano oltre all'annullo di Amantea anche quelli di varie località del Veneto, del Piemonte e dell'Alto Adige.
Il fatto che alcune di queste buste siano indirizzate a «Francesco Percivalle - Catocastro - Amantea (Cosenza)» fa leggittimamente sospettare che il falsario già all'epoca, oltre a frodare la posta, avesse fiutato l'affare filatelico.
Alla scadenza della validità postale del francobollo (18 luglio 1946) il Percivalle sospese la propria attività per poi trasferirsi in Argentina.
Qui viveva una numerosa comunità di emigranti italiani: questi avevano la possibilità di spedire somme di denaro ai loro parenti in Italia con un cambio preferenziale. Per tante famiglie restate in un'Italia appena uscita dalla tragedia della guerra questa rimessa di denaro dal parente lontano costituiva un'entrata importante, se non l'unica, su cui contare viste le precarie condizioni economiche in cui versavano.
A volte queste rimesse di denaro servivano anche per mantenere il contatto epistolare con il parente lontano; infatti spedire per via aerea una lettera in Argentina era molto costoso: ben 150 lire (fino al 22 settembre 1949) e poi 175 lire, per cinque grammi di peso.
Nel 1960 Alberto Diena considerava queste falsificazioni appartenenti alla prima tiratura.
Nell'agosto 1949 il governo argentino sospese le rimesse a cambio preferenziale degli immigrati, cosicché molti italiani non riuscirono più a far pervenire come prima gli aiuti economici alle famiglie lontane.
Inizialmente ci fu chi provò ad acquistare i francobolli italiani presso alcune agenzie marittime di Buenos Aires che si occupavano anche della vendita di valori postali in corso, ma l'affrancatura per una lettera aerea veniva a costare al cambio di "borsa nera" quanto si guadagnava in un'intera giornata di lavoro.
Fu in queste circostanze che a Francesco Percivalle venne l'idea di produrre direttamente lui i francobolli da 100 lire che gli emigrati potevano spedire ai loro famigliari per poterne ricevere notizie.
La storia di queste imitazioni si è venuta arricchendo nei decenni di sempre nuovi particolari.
I cataloghi (ed i periti) fanno in genere abbastanza confusione nel classificarli: c'è chi parla di tipi e chi di tirature, chi considera due tipi (tipografico e litografico) con le conseguenti tirature, chi invece considera le tirature alla stregua di "tipi".
La conseguenza è, tra l'altro, di vedere la stessa falsificazione certificata a distanza di anni come prima tiratura prima e come seconda tiratura poi. Per non parlare delle correzioni fatte successivamente sul medesimo certificato!
Va comunque ricordato quello già detto sopra: lo studio per comprendere la genesi di queste falsificazioni si protrasse per decenni. L'esame di nuova documentazione, non nota precedentemente, fece rivedere alcune classificazioni.
 
Nel 1997 Gianni Carraro classificava le medesime imitazioni come appartenenti alla seconda tiratura.
 
Per cercare di evitare di cadere negli equivoci, cercheremo di seguire l'ordine cronologico di apparizione note delle varie tipologie di imitazioni.
In un primo momento ci eravamo illusi di poter dare i riferimenti ai principali cataloghi, ma alla fine abbiamo dovuto rinunciare
I cataloghi, tranne un'unica eccezione, sono assolutamente imprecisi: seguendo quello che scrivono è impossibile individuare una falsificazione dall'altra in quanto nessuno si sforza a descriverle.
A questo si devono aggiungere gli errori e le inesattezze: si va dallo scambio di fotografie (o delle didascalie) al confondere i falsi del 1964 eseguiti per ingannare i collezionisti (quando il francobollo da 100 lire "Democratica" non aveva più validità postale da oltre un decennio) con quelli di Buenos Aires degli anni 1950-51 fatti per frodare le poste.
Non pretendiamo di far cambiare le abitudini ai cataloghisti (nulla è più immobile di un catalogo di francobolli), ma noi qui identificheremo le varie "edizioni" di questo falso con un modo che ci sembra oggettivo e univoco.
Le imitazioni sono facilmente distinguibili dal francobollo originale: basta confrontare un qualsiasi particolare e si nota subito la differenza tra la stampa calcografica degli originali, con le linee minute e precise del disegno inciso da Mario Colombati che risultano in rilievo per l'inchiostro depositato sulla carta e quella dei falsi dal disegno complessivamente più confuso ed impreciso, privo di particolari.
Qui diamo delle informazioni non tanto per poter riconoscere l'imitazione dall'originale, ma per saper distinguere i vari tipi di falsi.
 
Falso tipografico (tipo unico)
La prima falsificazione venne effettuata tipograficamente (prima data nota su una corrispondenza da Cosenza del 10 marzo 1950) utilizzando un "cliché" di zinco (zincografia).
Date le caratteristiche di stampa, si pensa che sia stata usata una macchina tipografica a "pedalina".
Si ha motivo di ritenere che fu utilizzato un unico "cliché" e pertanto che le imitazioni siano state stampate singolarmente: per questo motivo non esistono coppie o blocchi di questo falso tipografico, ma solo esemplari isolati.
L'immagine di questa imitazione è riportata in testa a questa pagina, a confronto con un esemplare originale. La vignetta nel complesso risulta assai povera di dettagli e le linee, sottili e precise nell'originale, sono più grossolane ed impastate.
 
Lettera per via aerea da Cosenza per Buenos Aires. Furono applicati tre francobolli da 1 lira, tre francobolli da 2 lire, tre francobolli da 3 lire, un francobollo da 10 lire, un francobollo da 50 lire (tutti della serie "Democratica") ed un falso tipografico del 100 lire. La data del 30 maggio 1950 rappresenta l'ultima data conosciuta per questa tipologia di falsificazione.
 
Tra i particolari che caratterizzano questa imitazione sono da segnalare l'irregolare puntinatura del fondo del riquadro centrale e la sua assenza attorno alle figure che compongono il gruppo famigliare sotto la bilancia; inoltre la scritta "in ditta" sotto la vignetta («IST. POL. STATO - OFFICINA CARTE - VALORI») è scarsamente leggibile, composta da caratteri piuttosto approssimativi ed incompleti.
   
La parte centrale della vignetta originale: i tratteggi sono precisi e formano delle morbide ombreggiature; la scritta "in ditta" è perfettamente leggibile.
La parte centrale della vignetta dell'imitazione tipografica: manca la puntinatura attorno alle figure e le ombre sono praticamente inesistenti; la scritta "in ditta" è illeggibile. 
   
Una quartina della prima falsificazione litografica del 100 lire "Democratica" (chiamata da altri anche "seconda tiratura") appartenente al blocco "tipo A".
La stampa risulta di un colore rosso cupo: la carta non è filigranata, tipo "uso mano", leggermente giallognola.
La dentellatura è stata applicata con un perforatore lineare con passo circa 11¼.
Per ammissione dello stesso Percivalle, della falsificazione tipografica furono venduti pochi esemplari «...ma visto che anche gli ignoranti si davano conto della falsità...» vennero stampati «...gli altri tipi migliori.»
Così, dopo questo primo tentativo, Francesco Percivalle abbandonò il sistema della stampa tipografica per quello litografico.
 
Falso litografico (prima lastra)
Non sono certe le circostanze e neppure se per questa seconda falsificazione (la prima eseguita con il metodo litografico) si servì dello stesso compiacente tipografo o si rivolse ad un altro. C'è una storia al riguardo, della quale parleremo dopo.
Lo stampatore ottenne otto pellicole fotografando la stessa vignetta e le impaginò componendo due quartine di vignette.
Con questa composizione impressionò la lastra litografica.
La prima data conosciuta per questa falsificazione è su una corrispondenza da Cosenza del 27 settembre 1950.
 
Il falso litografico di Buenos Aires del 100 lire "Democratica" (prima lastra).
 
Nelle varie fasi di duplicazione della pellicola e di riporto sulla lastra si verificarono piccole imperfezioni che consentono di attribuire ad una o all'altra quartina la posizione di una singola imitazione.
Tutte le otto vignette mostrano queste piccole differenze, cosicché è possibile plattarle tutte.
Per comodità si è distinto un blocco di quattro falsificazioni come "tipo A", l'altro come "tipo B".
Di seguito si riportano i principali difetti che consentono di distinguere le otto posizioni.
 
Gruppo "Tipo A"
Posizione 1 Posizione 2
   
Posizione 3 Posizione 4
   
 
Gruppo "Tipo B"
Posizione 5 Posizione 6
   
Posizione 7 Posizione 8
   
La parte centrale della vignetta dell'imitazione litografica (prima lastra): la puntinatura attorno alle figure è più regolare e le ombre sono abbastanza morbide, pur conservando l'effetto "piatto" della stampa litografica; la scritta "in ditta" è leggibile.
Posizione 1
Un piccolo tratto di colore attraversa la linea della cornice del cartiglio di destra contenente l'indicazione del valore. Si trova, approssimativamente, all'altezza dell'interlinea tra «100» «LIRE».
Posizione 2
Piccolo tratto di colore a destra della catena centrale che regge il piatto sinistro della bilancia.
Posizione 3
Un trattino di colore sotto il braccio
destro della bilancia, in corrispondenza della testa della donna: in realtà si tratta di tre puntini molto ravvicinati.
Posizione 4
Punto di colore sotto la prima «I» di «ITALIANE»; a volte ci può essere un punto di colore anche sotto la «E» di «ITALIANE» e sotto la «S» di «POSTE».
Posizione 5
Punto di colore all'esterno della vignetta, a sinistra del cartiglio che contiene la scritta «POSTE ITALIANE»; a volte anche un punto di colore sotto la «A» di «ITALIANE».
Posizione 6
Punto di colore sulla destra della catena centrale che regge il piatto di destra della bilancia; punto di colore sul bordo del cartiglio sotto la seconda «A» di «ITALIANE»; a volte anche un punto sotto a destra della «O» di «POSTE».
Posizione 7
Puntino di colore sullo sfondo a sinistra del gomito dell'uomo; inoltre filetti di riquadro a circa un millimetro dal bordo esterno della vignetta in alto a destra sul lato orizzontale e su quello verticale.
Posizione 8
Trattino diagonale di colore sul margine sinistro del cartiglio contenente la scritta «POSTE ITALIANE»; a volte c'è un puntino tra la «L» e la «I» di «LIRE» nel cartiglio di destra.
In realtà nulla escluderebbe che la composizione con le due quartine sia stata riduplicata in modo da riempire il foglio con complessive sei quartine (24 vignette) come verrà fatto per le successive tirature, ma al momento non esistono elementi sicuri che possano confermare questa ipotesi, non essendo stati rinvenuti foglietti contenenti più blocchi.
La stampa venne eseguita probabilmente con un torchio litografico con inchiostrazione a mano. Il colore si presenta carminio scuro.
Anche in questo caso si usò una carta uso mano, naturalmente non filigranata, leggermente giallastra ma, a differenza della precedente imitazione, meno levigata.
Per la dentellatura si ricorse ad un perforatore lineare con passo circa 11½
 
Lettera per via aerea per Buenos Aires affrancata per 200 lire con due imitazioni litografiche del francobollo da 100 lire "Democratica". Annulli dell'ambulante Messina-Napoli del 3 novembre 1950.
 
I due foglietti ricordo della Mostra Filatelica Internazionale di Milano ai quali Francesco Percivalle si ispirò per stampare le sue falsificazioni del 100 lire "Democratica".
E' giunta l'ora di raccontare un aneddoto che, almeno in parte, spiega alcune cose su queste falsificazioni. Ci viene riferito da una persona che era stata in contatto con il Percivalle dal quale probabilmente ne era stata messa a conoscenza.
Ad
un certo momento, per non indurre in sospetto lo stampatore, il Percivalle pensò di camuffare le sue imitazioni in "souvenir" filatelico.
Per far questo si servì di uno di quei cartoncini ricordo che erano stati predisposti in occasione dell'esposizione filatelica internazionale di Milano del 16 gennaio 1946 che aveva per tema "Il francobollo e la guerra".
Si trattava della prima mostra internazionale filatelica del dopoguerra e, detto per inciso, fu anche la responsabile di tante fantasie filateliche che, negli anni, hanno invaso il mercato filatelico fino ad ottenere un riconoscimento di autenticità da parte di alcuni cataloghi (non tutti, per fortuna!).
I foglietti ricordo, stampati a due colori e numerati progressivamente, recavano alcune scritte commemorative dell'avvenimento ed una cornice entro la quale veniva applicata una quartina recante la perforazione «MFIM» (una lettera su ciascun francobollo), acronimo di Mostra Filatelica Internazionale Milano. Sul cartoncino era impresso un timbro a secco con la scritta «COMITATO MOSTRA FILATELICA- MILANO» ed il timbro speciale usato durante il periodo della mostra che annullava in genere (anche con date differenti avendo avuto un uso prolungato) due francobolli della quartina.
Il Percivalle fece ricavare per riporto l'intestazione del foglietto (su tre righe) «Ricordo Mostra / Filatelica Internazionale / Milano» impaginandovi sotto le false vignette in quartina.
Così lo stampatore eseguì il lavoro convinto che si trattasse di un "souvenir" per filatelisti. Un giorno ebbe occasione di incontrare un noto collezionista di Buenos Aires al quale mostrò quegli strani foglietti. Il collezionista lo avvertì che si trattava in realtà della riproduzione di francobolli regolarmente emessi ed a corso legale in Italia. A sentir questo il tipografo distrusse la lastra litografica e mise alla porta il Percivalle.
 
Un gruppo di quattro imitazioni disposte in quartina completo delle scritte tratte dal cartoncino ricordo della Mostra Filatelica Internazionale di Milano: si tratta probabilmente della seconda tiratura litografica (o terzo tipo).
Un foglio quasi completo della falsificazione del 100 lire ottenuta con la seconda lastra litografica in una fotografia fatta attorno agli anni 1959-1961 prima del frazionamento.
Purtroppo non è dato di sapere con precisione di quale tipo di falsificazione si trattasse: alcuni collocano questo episodio durante la stampa del cosiddetto secondo tipo (ovvero la prima tiratura del litografico): di questa imitazione non sono noti foglietti, ma solo blocchi di quattro privi di bordi o con un minimo margine laterale. Di conseguenza non è possibile stabilire se fossero in origine con scritte commemorative.
Tuttavia il fatto che la successiva tiratura presenti caratteristiche analoghe potrebbe far supporre che sia stata eseguita con lastre ricavate dalle pellicola rimaste in mano al Percivalle.
Anche se è vero che l'ultima falsificazione eseguita dal Percivalle (la quarta) è differente dalla precedente.
Comunque il Percivalle non si perse d'animo e si dette da fare per trovare un altro compiacente stampatore.
 
Falso litografico (seconda lastra)
E' la volta della seconda tiratura litografica (la terza imitazione) per la quale la prima data nota è su una corrispondenza da Cosenza del 2 aprile 1951.
 
Il falso litografico di Buenos Aires del 100 lire "Democratica" (seconda lastra). 
 
La lastra fotolitografica venne rifatta ricavandola dalla stessa composizione della precedente tiratura. Probabilmente per un problema di esposizione della pellicola sulla lastra e forse complice una più scadente qualità della stessa, l'immagine della vignetta risultò più confusa.
 
La parte centrale della vignetta dell'imitazione litografica (seconda lastra): la puntinatura attorno alle figure pur essendo completa è impastata e le ombre sono più contrastate; la scritta "in ditta" è chiaramente leggibile.
 
La pellicola con i due gruppi di quattro vignette, completata con le scritte celebrative della mostra milanese, venne duplicata più volte in modo da ottenere con un foglio la stampa di sei foglietti disposti su due colonne di tre gruppi ciascuna.
A differenza della tiratura precedente, sulla cui composizione possiamo dire poco non essendoci pervenuti fogli o foglietti, di questa "edizione" sono noti foglietti ed anche alcuni fogli (venduti dallo stesso Percivalle ad intermediari filatelici, ma anche direttamente ad almeno un commerciante italiano) che furono successivamente frazionati.
La stampa fotolitografica risulta di un carminio vivace, ricco di inchiostrazione. Gli specialisti segnalano anche esemplari che presentano tonalità diverse, probabilmente per l'artigianalità dell'inchiostrazione.
La carta, senza filigrana, risulta più leggera e più rugosa di quella impiegata per le imitazioni precedenti.
La dentellatura è stata applicata con un perforatore lineare abbastanza usurato (spesso è irregolare e difettosa) con passo circa 11½
Posizione 1 Posizione 2
   
Posizione 3 Posizione 4
 
Lettera da Cosenza del 22 settembre 1952 per via aerea affrancata per 200 lire con un 100 lire "Italia al lavoro" e con l'imitazione litografica (seconda lastra) del 100 lire "Democratica". Si tratta, al momento, dell'ultima data nota dell'impiego di questa falsificazione prima della messa fuori validità postale del valore della serie "Democratica".
 
Falso litografico (terza lastra)
Il quarto e ultimo tipo di falsificazione del 100 lire "Democratica" ci è noto per la prima volta su una corrispondenza da Belmonte Calabro dell'11 giugno 1951.
 
Il falso litografico di Buenos Aires del 100 lire "Democratica" (terza lastra).
 
Questa volta vennero ricavate quattro pellicole per la vignetta in modo da comporre una quartina. Vennero quindi aggiunte le solite scritte celebrative della mostra filatelica milanese.
La pellicola con la composizione venne poi duplicata cinque volte per ottenere sei gruppi da disporre nel foglio. Di conseguenza questi sono uguali fra loro e presentano gli stessi difetti costanti che ne consentono il plattaggio.
 
Posizione 1
Punto di colore sotto il braccio destro della bilancia, in corrispondenza della testa della donna. Inoltre è distinguibile il mignolo della mano destra della donna.
Posizione 2
Sulla schiena del bambino è visibile solo una macchia di colore. Inoltre c'è un punto di colore sotto la «L» di «LIRE».
Posizione 3
Le lettere «I» e «T» di «ITALIANE» sono unite in alto da una macchia di colore. Inoltre c'è un punto di colore sotto la «L» di «ITALIANE».
Posizione 4
Sul lato sinistro della vignetta centrale, la catena di destra della bilancia è interrotta quando si sovrappone al braccio dell'uomo. Inoltre c'è una macchia di colore a sinistra della «P» di «POSTE». Infine ci sono un paio di puntini di colore attorno alla «E» «LIRE».
La parte centrale della vignetta dell'imitazione litografica (terza lastra): è praticamente assente la puntinatura attorno alle figure, poco visibile anche sui cartigli laterali. La scritta "in ditta" è poco leggibile.
La differenza principale di questi foglietti, rispetto ai precedenti, è data dalla diversa disposizione delle scritte più spostate verso destra: facendo riferimento all'ultima riga, la «A» di «MILANO» nei precedenti foglietti è quasi centrata rispetto all'interspazio che separa le due vignette, in questi invece è più spostata a destra.
 
Si è cercato di evidenziare il differente allineamento delle scritte rispetto alle vignette nei due tipi noti di foglietti osservando la lettera «A» di «MILANO»: a sinistra la seconda lastra litografica, a destra la terza lastra litografica.
 
Anche le vignette che formano la quartina non sono perfettamente allineate tra loro: misurando gli interspazi si possono apprezzare differenze anche di qualche decimo di millimetro.
In questa versione il fondo puntinato della vignetta centrale (quella con il gruppo famigliare) è poco visibile, se non addirittura assente in certe zone, come è pure poco visibile nello sfondo dei due cartigli laterali.
Confusa e poco leggibile è anche la scritta "in ditta".
Il Percivalle, perfettamente conscio dell'interesse che avrebbero suscitato tra i collezionisti i suoi falsi per posta regolarmente viaggiati, si diede da fare per recuperare le lettere che giungevano dall'Italia agli emigranti affrancate con le sue imitazioni che aveva in precedenza, direttamente o indirettamente, venduto loro.
Effettivamente non le vendeva soltanto lui, ma aveva creato una piccola rete di distribuzione: sappiamo così che le proponevano agli emigranti anche alcune agenzie marittime (quelle che in precedenza vendevano a caro prezzo i francobolli italiani). Ad esempio l'Agenzia de Turismo Granada vendeva due falsi per 7 pesos.
   
 
Busta spedita per via aerea a Buenos Aires il 17 settembre 1951 (annullo dell'ambulante Messina-Napoli) affrancata per 200 lire con l'impiego di due falsi litografici (terza lastra) del 100 lire "Democratica". E' stato frequente ricorrere agli ambulanti ferroviari dove la lavorazione della corrispondenza non permetteva un accurato controllo degli oggetti postali: da questo si può ipotizzare che i mittenti, a volte, potessero essere a conoscenza della falsità del francobollo che impiegavano.
 
 
Sopra e sotto alcune imitazioni del "falso di Buenos Aires" prodotte nel 1964 da Francesco Percivalle per frodare i collezionisti. Ovviamente non hanno alcun interesse filatelico. 
Visitava frequentemente gli alberghi abitati dagli emigranti per recuperare le buste con i falsi: «...io, passando la vita a Buenos Aires da albergo in albergo, ebbi la fortuna di trovare (...) lettere coi falsi...»
Il Percivalle dichiarò tranquillamente che «...sono stati venduti migliaia di falsi, però è difficile si possano trovare ancora, dato gli emigranti che li comprarono, quasi tutta gente rozza e ignorante della bassa Italia, distrussero le lettere anche servendosene per il bagno, dato la carta sottile.»
Nel suo gran darsi da fare, il Percivalle spacciando le falsificazioni forniva un servizio completo: compilava anche la busta con l'indirizzo sulla quale apponeva il finto francobollo.
«Quando mi accorsi che molti avevano comprato i falsi, feci finta di non conoscerli; ma, avendo la paura che poteva perdersi qualche lettera scritta da mogli o parenti analfabeti o quasi, io stesso consigliè agli amici di mandare le buste in Italia affrancate già e con la direzione (indirizzo - N.d.R.) che io scrivevo.»
Questo spiega come su molte buste la calligrafia dell'indirizzo sia quella dello stesso Percivalle.
Ma c'è di più: alcune buste sono indirizzate allo stesso indirizzo del Percivalle (Tucuman 781 - 4 piso - Dep. G) che in questo modo poteva entrare in possesso dell'affrancatura consegnando la corrispondenza ai destinatari.
Abbondanti sono poi le lettere indirizzate ad una stessa persona (indirizzo Paraguay 786): «... si tratta del caso, che 2 fratelli sposati per risparmiare soldi, si facevano scrivere dalle 2 mogli in una sola lettera, ossia in una busta.»
La maggioranza delle buste giunte fino a noi presenta la parte relativa all'indirizzo cancellata, oppure strappata o tagliata. Fu fatto evidentemente per motivi di riservatezza e per impedire, nel caso di indagini, di risalire verso l'origine delle falsificazioni.
Nel corso del 1952 le cose cambiarono: c'era sentore che il 100 lire "Democratica" andasse presto fuori corso (il che avverrà il 31 dicembre di quell'anno) ormai soppiantato da tempo dall'analogo valore della serie "Italia al lavoro" emesso il 20 ottobre 1950.
Così Francesco Percivalle cominciò ad interessarsi ai francobolli argentini e precisamente a quello da 1 peso di posta aerea che mise in circolazione nel 1952 (e con il quale spedì anche della corrispondenza diretta ai suoi famigliari in Italia).
 
Raccomandata spedita per via aerea il 14 agosto 1952 da Buenos Aires ad Amantea (Cosenza) affrancata con due imitazioni del francobollo argentino da 1 peso. Risulta spedita da Francesco Percivalle alla sua famiglia.
 
Venne scoperto dalla polizia argentina e fu arrestato. Restò in carcere un mese e successivamente tornò in Italia (forse espulso dall'Argentina).
Con le sue falsificazioni e con la corrispondenza affrancata con i falsi che era riuscito a recuperare era riuscito ad ottenere un buon risultato economico che lo indusse, nel 1964, a riprovare.
Cominciò con il riprodurre in litografia il 100 lire "Democratica".
Nonostante un catalogo italiano, facendo molta confusione, inserisca queste falsificazioni tra quelle "di Buenos Aires" (indicando anche quotazioni a dir poco "folli" per la tipologia dell'oggetto in questione, ma forse per la gran confusione che fa nel repertoriare le varie tipologie di falsi) è evidente che queste non hanno nulla da spartire con quelle delle quali non sono neppure lontane cugine.
 
L'imitazione eseguita in Italia nel 1964 dal Percivalle con l'intento di ingannare i collezionisti (si potrebbe definire il "falso del falso di Buenos Aires"!) è finita in un catalogo italiano che al numero F521bb viene descritta come terza tiratura di Buenos Aires (non dentellata con margini ai 4 lati).
 
Se i falsi di Buenos Aires furono fatti per frodare il servizio postale italiano, questi invece erano stati prodotti esclusivamente per frodare i collezionisti.
A dimostrazione di questo basta aggiungere che contemporaneamente, con lo stesso metodo di stampa, il Percivalle tentò anche di riprodurre altri francobolli italiani, come quelli del 1910 per ricordare il cinquantenario del plebiscito delle Provincie Meridionali.
 
Falsificazioni di francobolli da collezione prodotti in litografia dal Percivalle nel 1964.
 
Nel 1968 il Percivalle, per queste sue ultime "creazioni", subì anche un processo in Italia, dal quale uscì assolto in quanto, all'epoca, non era considerato reato penale falsificare carte valori non aventi più corso legale.
 
Una bibliografia minima per approfondire l'argomento:
  
Carraro, Gianni e Sirotti, Luigi «Il 100 lire della democratica» Sassone S.R.L., 2003
Diena, Enzo e Ravegnani, Giuseppe «Il falso per posta del 100 lire "Democratica"» Il Collezionista-Italia Filatelica, n. 3 1956
Diena, Enzo e Ravegnani, Giuseppe «Il 100 lire falso di Buenos Aires fu creato per scopi "umanitari"» Il Collezionista-Italia Filatelica, n. 10 1959
Diena, Enzo e Ravegnani, Giuseppe «Altre notizie sul 100 lire "falso di Buenos Aires"» Il Collezionista-Italia Filatelica, n. 2 1963
Lucini, Ferruccio e Sirotti, Luigi «Falso del 100 lire Democratica di Buenos Aires» Panorama Filatelico, autunno 1977
Oliva, Guglielmo «Il "100 lire" della "Democratica" falso passato per posta» La Rivista Filatelica d'Italia, maggio 1956
 
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Pagina aggiornata il 24 ottobre 2017.