E' reato introdurre nei confini
dello Stato, acquistare, detenere o mettere in circolazione francobolli
contraffatti, anche non in corso, ma che hanno avuto corso legale,
emessi sia dallo Stato italiano che da Stati esteri.
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Questa
falsificazione venne conosciuta nella primavera del 2007.
Ebbe una buona diffusione soprattutto in Lombardia; la sua presenza,
seppure più limitata, in altre regioni del sud Italia, come la Basilicata
e la Campania, induce a supporre che ci fossero almeno due centrali di
distribuzione, una a nord, l'altra nel centro-sud della penisola.
Il suo uso andò affievolendosi dopo il 7 luglio 2009 con l'emissione
dell'analogo valore da € 0,60 della nuova serie "Posta
italiana" (che pochi mesi più tardi venne ugualmente falsificato). |
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Prioritario
€ 0,60 (senza millesimo).
Sassone n. 2932A
Unificato n. 2984
Cei n. 2635C
Bolaffi (numerazione 2002) n. 2849 (non distingue le tirature)
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Falso.
Sassone n. --
Unificato n. --
Cei n. --
Bolaffi n. --
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Il francobollo di posta prioritaria da
€ 0,60, emesso per la prima volta il 2 gennaio 2004, assolveva la tariffa
di un invio normalizzato per l'interno di primo porto (fino a 20 grammi)
usufruendo del servizio prioritario.
Negli anni subì moltissime varianti, a cominciare dal millesimo
indicato "in ditta" riferito all'anno di stampa (2004, 2005, 2006
ed infine senza indicazione di anno).
Altre varianti riguardarono il metodo di stampa che andò da quello combinato di tipografia, serigrafia e flessografia insieme
al
rotocalco, passando dalla macchina Gallus R200 alla Goebel brm-t 350 p.
Ulteriori varianti interessarono i colori delle scritte marginali, particolari
della fustellatura, il supporto adesivo, il numero di francobolli presenti
nel foglio (da 28 a 40 e finalmente 50).
La falsificazione che prendiamo in esame in questa pagina riguarda il
francobollo prioritario da € 0,60 senza indicazione di millesimo e senza
l'etichetta blu di posta prioritaria che fece la sua prima comparsa negli
uffici postali nell'ottobre 2006 del quale furono effettuate diverse
tirature fino al 2009, quando venne soppiantato dall'analogo valore
appartenente alla serie denominata "Posta italiana".
L'imitazione risulta complessivamente ben riuscita e poteva facilmente
sfuggire agli addetti postali che vedevano sfilare sotto i loro occhi
milioni di pezzi di corrispondenza ed in questo modo riusciva ad ottenere lo
scopo, cioè di ingannarli per frodare la posta.
Si deve tenere presente che gran parte della lavorazione della
corrispondenza era ormai automatizzata ed il contatto fisico tra l'uomo ed
il pezzo postale ridotto al minimo.
Il problema che non riuscirono a risolvere i falsari fu quello della vernice
interferenziale, una vernice di sicurezza la cui produzione è piuttosto
complessa e probabilmente anche la commercializzazione era controllata.
Questa vernice ha la particolarità di essere trasparente, praticamente
incolore, e consente di vedere la stampa sottostante.
Diventa visibile osservata sotto una particolare angolatura ed allora,
grazie alla giusta incidenza della luce, si presenta con riflessi intensi
che possono variare dall'oro all'argento, ma anche di altri colori, secondo
la sua composizione. |
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Originale:
guardando con la giusta incidenza della luce appare la vernice
interferenziale cangiante verso l'oro. |
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Falso:
sul sigillo con la «P» non c'è vernice interferenziale e si nota
che i chiaroscuri sono ottenuti con un'evidente retinatura. |
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Originale:
il sigillo con la «P» è disegnato con dei mezzi toni che evidanziano le
ombre. A questo ingrandimento non si vede il retino. |
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Nei francobolli di posta prioritaria la vernice interferenziale venne
applicata a forma di disco sopra il sigillo centrale contenente la «P»
e dà una risposta dorata alla luce, quando osservata con la corretta
angolazione.
Una prima differenza che si può
subito notare, anche ad occhio nudo, è la mancanza della stampa della
vernice interferenziale nelle imitazioni.
Per i francobolli originali era stata usata una carta ben
levigata e semilucida che può disturbare l'immediata percezione della
vernice interferenziale.
Inoltre non sempre questa vernice di sicurezza, stampata in rotocalco,
risulta stesa con abbondanza d'inchiostrazione. Tuttavia con un minimo di
attenzione è sempre possibile distinguere i suoi riflessi cangianti verso
l'oro.
Dalle due immagini del sigillo centrale con la «P» del falso (qui sopra) e
dell'originale (a fianco) balza agli occhi un'altra particolarità che
consente di fare un'altra distinzione: il retino usato per ottenere le mezzetinte ed i
chiaroscuri per dare spessore al disegno del sigillo con giochi di luci e di
ombre è molto più largo nell'imitazione che nell'originale.
Al modesto ingrandimento di queste due immagini, il retino è ben visibile
nel falso mentre è percettibile con difficoltà nell'originale.
Ovviamente è presente anche nel francobollo, ma bisogna spingersi ad
ingrandimenti maggiori per distinguere il retino impiegato nella stampa in
rotocalco (qui sotto a sinistra) da quello usato per l'imitazione in offset
(qui sotto).
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Originale:
particolare del retino rotocalcografico per il sigillo centrale con
la «P». |
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Falso:
particolare del retino della stampa offset per il sigillo centrale
con la «P». |
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Originale:
ulteriore ingrandimento del retino rotocalcografico. |
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Falso:
ulteriore ingrandimento del retino della stampa offset. |
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Tralasciamo
per il momento le altre differenze che si possono riscontrare negli
elementi a stampa per restare su quelle che consentono subito, con
facilità, di riconoscere il falso dall'originale.
Una di queste, immediatamente percepibile, è la differente
"dentellatura".
Naturalmente si usa impropriamente il termine dentellatura in quanto la
vera dentellatura è il risultato della separazione dei francobolli lungo
la linea di perforazione.
Nel caso di questi francobolli autoadesivi non c'era perforazione in
quanto erano stampati su un foglio adesivo che riceveva la fustellatura
per permetterne il distacco.
In realtà la fustellatura poteva anche essere lineare, ma probabilmente
si volle dare l'effetto di dentellatura per far assomigliare di più
questi valori postali a "francobolli" piuttosto che a
"etichette".
La fustellatura ondulata imitava una dentellatura a passo 11.
Nell'imitazione questa fustellatura risulta più allungata e larga: più
che ad una dentellatura, assomiglia maggiormente ad una ondulazione.
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Le
due dentellature a confronto: in alto quella originale, con
un'ondulazione più profonda, in basso quella dell'imitazione,
più "piatta" (i colori sono alterati per
evidenziare il taglio della fustellatura). |
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Nell'originale gli angoli della dentellatura sono simmetrici rispetto ai
lati adiacenti, cosa che non accade nelle imitazioni.
La fustella usata per i falsi risulta di fattura artigianale: infatti non
tutte sono identiche, ma sono state costruite una per una.
In questo modo gli angoli non sono tutti uguali.
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Originale:
la fustellatura che imita una dentellatura ha una ondulazione
profonda e l'angolo risulta simmetrico. |
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Falso:
l'ondulazione risulta meno profonda, più piatta. L'angolo è
asimmetrico. Le quattro immagini mostrano l'angolo superiore destro
di quattro differenti falsificazioni: si può facilmente notare come
gli angoli siano tutti diversi, a dimostrazione che le fustelle
furono costruite artigianalmente, con una certa approssimazione, una
per una. |
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Anche
alcuni piccoli difetti causati probabilmente da imperfezioni della lama
sinusoidale (o forse il punto di congiunzione della stessa) non sono
costanti nella stessa posizione e sono variamente presenti nelle diverse
vignette.
Sotto a sinistra è presentato un difetto costante (anche se non sempre
facilmente percettibile) sul lato verticale destro delle imitazioni: la
discontinuità della fustellatura ondulata è presente a circa 12
millimetri dall'angolo superiore ed indica probabilmente il punto di
congiunzione della lama sinusoidale (le due immagini si riferiscono a due
differenti falsi).
Ma questi difetti si possono riscontrare anche sui lati orizzontali
(seppure saltuariamente e non in posizione costante). Quelli mostrati
sotto si trovano sul lato inferiore della stessa imitazione e sono
collocati (da sinistra verso destra) rispettivamente a 7, 19,5 e 32 millimetri
dall'angolo sinistro. |
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Falso:
interruzioni della fustellatura in posizione costante sul lato
verticale destro in due imitazioni. |
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Falso:
interruzioni della fustellatura (non costanti) in questo caso sul
lato inferiore della stessa imitazione. |
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Una
coppiola dell'imitazione del francobollo prioritario da € 0,60 senza
millesimo. |
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Questi francobolli non avevano solo la
fustellatura ondulata: c'è un'altra fustellatrura a tratteggio ("percé
en lignes") che consentiva, al momento della vendita, di staccare il
numero di pezzi richiesto mantenendo il supporto siliconato di protezione:
mentre la fustellatura ondulata interessava solo la carta autoadesiva su cui
era stampato il francobollo, quella "percé en lignes" colpiva
anche la protezione siliconata.
Nel francobollo originale i tratteggi orizzontali risultano più fitti
mentre nell'imitazione sono un po' più lunghi e di conseguenza più radi.
Tanto per quantificare questa differenza, i punti dove la carta (non
fustellata) tiene uniti i francobolli e viene strappata al momento della
separazione, negli originali sono 18 sui lati lunghi (orizzontali) e 9 su
quelli corti (verticali); nell'imitazione invece sono rispettivamente 16 e
10.
Aggiungiamo anche che di conseguenza il rettangolo di carta che contiene il
francobollo è largo 48 millimetri, che diventano circa 47,3
nell'imitazione. Nel falso queste misure possono variare di poco, in quanto
la fustellatura non avveniva con precisione millimetrica.
Ritornando alle caratteristiche della stampa, osserviamo che il retino più
largo usato nella falsificazione è stato impiegato non solo per il sigillo
centrale contenente la «P»: lo ritroviamo anche sul fondo arancione e
consente di passare dall'arancio pallido e tenue dell'area centrale alla
tonalità più intensa delle zone periferiche.
Queste sfumature di colore sono ottenute con una maggiore o minore ampiezza
dei punti che costituiscono il retino. Analogamente questo accade anche con
il francobollo originale, ma i puntini del rotocalco sono diversi (e più
minuti) come viene evidenziato dal confronto che segue.
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In
alto il retino del rotocalco (francobollo originale), in basso
il retino dell'offset (imitazione): è evidente la differenza
dei due retini. |
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Anche la cornice dorata presenta delle significative differenze:
nell'originale la vernice è stata stesa con un particolare retino dove i
punti assumono una forma romboidale (in basso a sinistra) mentre
nell'imitazione (qui sotto) la superficie si presenta uniforme.
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Originale:
la superficie dorata è stampata con un particolare retino formato
da piccoli rombi. |
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Falso:
la superficie dorata si presenta uniforme |
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Tra
le differenze del disegno più evidenti ci limitiamo a segnalarne solo
alcune: la prima riguarda la forma del simbolo dell'Euro «€».
Mentre il simbolo originale è una porzione di circonferenza,
nell'imitazione risulta deformato, schiacciato, ovalizzato.
Altre differenze sono riscontrabili nella scritta in "ditta".
Qui è evidenziata la forma diversa della «R» di «ROMA»:
la "gamba" nell'imitazione è decisamente inclinata e manca di
ogni curvatura (presente invece nell'originale).
I segmenti che formano la linea tratteggiata orizzontale sono più corti e
più spessi nell'imitazione. |
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Alcune
differenze grafiche: nell'originale notare la forma del simbolo
dell'Euro, della «R» di «ROMA» e le dimensioni del tratteggio. |
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Nel
falso sono differenti il simbolo dell'Euro (ovalizzato), la
"gamba" della «R» di «ROMA» (inclinata) ed i segmenti
della linea tratteggiata (più corti e grossi). |
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Sempre
senza voler entrare troppo nel dettaglio, segnaliamo anche la differente
forma della virgola che separa le unità dai decimali nell'indicazione del
valore «0,60»: nell'originale la virgola è un semplice tratto
cuneiforme inclinato, privo di testa; nell'imitazione invece la virgola è
leggermente ricurva ed ha una testa quadrata.
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Originale:
la virgola è priva di testa. |
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Falso:
la virgola ha una testa quadrata. |
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Concludiamo
mostrando un'altra piccola diversità: la lettera «t» di «postaprioritaria»:
nell'originale la lettera finisce con una media inclinazione,
nell'imitazione invece l'inclinazione è più accentuata e la lettera
termina più appuntita. |
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Originale:
la testa della lettera «t» è tagliata con una modesta angolatura. I
contorni sono molto frastagliati. |
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Falso:
la testa della lettera «t» è tagliata in diagonale e risulta
molto appuntita. I contorni sono ben definiti. |
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Dalle
immagini mostrate si può osservare che, nella stampa del nero, i
caratteri e le linee sono un po' più grosse nei falsi rispetto agli originali.
Inoltre, sempre nelle imitazioni, i contorni delle lettere (ma anche degli
altri campi colorati) sono più netti. Invece negli originali, per effetto
della stampa rotocalcografica, i contorni risultano più frastagliati.
Dell'esistenza di questa falsificazione il mondo filatelico se ne accorse
nella primavera del 2007.
Ebbe un'ampia diffusione soprattutto nella Lombardia dove venne
diffusamente impiegato: secondo uno studio compiuto da Stefano Proserpio
potrebbero essere esistite almeno due centrali di distribuzione del falso,
una al nord, l'altra verso il centro-sud.
Fino all'apparire dell'analogo valore da 60 centesimi della serie
"Posta italiana" (7 luglio 2009), non era raro imbattersi in
corrispondenza affrancata con questa falsificazione. |
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Lettera
spedita dalla provincia di Milano (annullo meccanico «MILANO
BORROMEO CMP» dell'11 aprile 2009 e diretta a Porto Marghera
(Venezia) affrancata con un'imitazione del francobollo prioritario
da € 0,60 senza millesimo. |
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