La
calle tra l'abbazia e la chiesa; sullo sfondo il sotòportego ed il
ponte in legno che conduce a Campo della Salute
A San Gregorio
Questi luoghi prendono il nome dall'Abbazia di San Gregorio che anticamente
costituiva un grande e potente centro medioevale monastico.
Secondo Giulio Lorenzetti la sua fondazione si dovrebbe far risalire all'anno
806, ma riteniamo si debba essere cauti con certe datazioni. Nel 989
venne affidata ai monaci benedettini di Sant'Ilario che vi costruirono nel
1160 il Monastero di San Gregorio, di fronte al Canal Grande.
Il
complesso dell'Abbazia di San Gregorio, con la chiesa (a
destra ne vediamo le absidi ancora oggi esistenti), nel 1500
(da Jacopo de' Barbari). Gli edifici con il chiostro di
sinistra vennero abbattuti nel 1892 per costruire il palazzo
Genovese in stile pseudo-gotico.
Nel 1214 i monaci abbandonarono del tutto l'abbazia di Sant'Ilario, che si
trovava di fronte alle foci del Lama, un ramo del fiume Brenta, dove esistevano
la casa abaziale, la chiesa, il convento, il castello ed anche un porto;
l'abbazia di Sant'Ilario era stata fondata dal Doge Agnello Partecipazio (morto
nell'827), che qui venne sepolto. Secondo quanto ha scritto alla metà del XV
secolo il nobile Marco Corner, ci sarebbero state le tombe di cinque dogi fra i più
antichi di Venezia (tra cui, oltre a quella di Agnello Partecipazio, forse anche
quelle di Giovanni Partecipazio, di Pietro II Candiano e di Pietro III Candiano)
oltre alle sepolture di molti Procuratori di San Marco. Il complesso monastico
costituiva un baluardo ai margini del dedalo di canali della laguna contro le
pretese territoriali dei Carraresi di Padova.
L'abbazia
di San Gregorio allo sbocco del Rio de la Salute con il Canal
Grande. Dietro si intravede il palazzo Genovese in stile
pseudo-gotico (1892).
La
porta d'acqua dell'abbazia con il chiostro superstite interno.
Con l'impaludamento delle terre,
l'imperversare della malaria, venne abbandonato: già nel 1443 il
complesso era distrutto ed il luogo disabitato; scavi effettuati tra il
1873 ed il 1875 portarono alla luce frammenti architettonici ora
conservati presso il Museo Archeologico di Venezia.
Abbandonata dunque definitivamente l'abbazia originaria, nel 1342 il
monaco Fridiano fece fare importanti lavori di restauro a San Gregorio che
così si sviluppò ulteriormente come insediamento. L'abbazia verso la metà del XV secolo fu ridimensionata a "commenda", e cominciò una decadenza anche per questo
luogo.
Il primo abate commendatario fu Bartolomeo Paruta che restaurò la chiesa,
anche se ormai, per la cura delle anime, erano entrati dei sacerdoti con
un cappellano, incaricati dai monaci stessi.
Nel 1693 il cardinale Pietro Ottoboni (1667-1740), nipote di Papa
Alessandro VIII, ricevette in commenda l'Abbazia di San Gregorio. Pur
lontano dalla sua Venezia, si prodigò, senza troppo successo, nel
tentativo di farla rifiorire.
Nel 1775 l'abbazia venne soppressa dalla Repubblica di Venezia e la
chiesa, non più abaziale, ebbe un parroco. A seguito del
decreto napoleonico del 28 novembre 1806 venne soppressa anche la reggenza
parrocchiale.
Senza dedicarci qui alla spoliazione della chiesa (ne parliamo a proposito
delle località che portano il nome di San Gregorio), tutti gli edifici
del monastero vennero depauperati e manomessi: una parte di essi venne
distrutta per consentire la costruzione di un palazzo pseudo-gotico nel
1892 (palazzo Genovese) ricoprendo e nascondendo così non solo le antiche
vestigia monastiche, ma anche strutture lignee ed in pietra più antiche
venute alla luce con i lavori,
databili nel VII secolo.
Cristo
Redentore.
Accanto
alla porta d'ingresso al chiostro privato, una targa indica ancora
l'orario di apertura al pubblico, ai tempi in cui una guida poteva
scrivere «Si può visitarlo; suonare; mancia al guardiano».
Il
chiostro all'interno dell'abbazia in una fotografia del XIX secolo, circa 1890 (edizione
Ferdinando Ongania).
Una
parte invece, attorno al delizioso chiostro dell'abbazia, ultimo resto
trecentesco dell'antico monastero, un tempo comunicante con la chiesa di
San Gregorio in corrispondenza dell'attuale sotopòrtego
(sottoportico), venne "restaurata" per diventare privata
abitazione con affaccio sul Canal Grande e sul Rio della Salute; il
chiostro, di forma quadrilatera, è circondato da colonnine e doppi barbacani,
arricchita posteriormente da elementi gotici di diversa provenienza.
Sopra la porta che conduce al chiostro, presso il sotopòrtego
dell'Abazia, un altorilievo (XIV secolo) rappresenta un Cristo Redentore.
Un San Gregorio in cattedra benedicente (XIV secolo, forse 1342) è invece
scolpito sopra la porta d'acqua che si affaccia sul Canal Grande.
Si
chiama Calle de l'Abazia anche quella che unisce il rio Terà
dei Catecumeni al campo San Gregorio; è ben distinguibile anche
nella veduta di Venezia "a volo d'uccello" eseguita
da Jacopo de' Barbari nel 1500.