Varisco (calle)

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Il tratto finale di calle Varisco (alle spalle del fotografo c'è il rio dei Gesuiti).
A San Canciano.
Una volta era chiamata calle Varisca, secondo l'abitudine di aggettivare i toponimi che derivano da un nome di famiglia; e sempre un tempo anche una ramificazione di questa calle, come pure un modesto suo slargo oggi privatizzato, avevano il nome rispettivamente di "ramo" e di "corte".
Prende il nome dalla famiglia Varisco che possedeva due case «...in Contrà di S. Cancian in Biri grande...» come risulta da due notifiche che fece nel 1566 e poi nel 1582.
Nel 1576 ad un ramo di questa famiglia venne concessa la cittadinanza originaria.
Che una famiglia Varisco abitasse a San Canciano risulta poi anche dagli elenchi relativi all'anno 1663 redatti dai Provveditori alla Sanità.
Dopo quell'anno non ne troviamo più traccia: potrebbe essere andata ad abitare altrove, o essersi estinta.
   
La calle Varisco.
   
L'imboccatura dove la calle si restringe proseguendo (53 centimetri di larghezza!).
  
I Varisco si dedicavano al commercio della seta ed erano originari del bergamasco da dove un «...Petrus de Varisco a serico...» nel XV secolo giunse a Venezia dove aveva la bottega in campo Rialto Novo.
Il 19 novembre 1488 suo figlio Giovanni, definito «...hominem rixosum et malae conditionis...» fu condannato per aver ferito nel bersaglio dei SS. Giovanni e Paolo un certo Luigi Dragan, figlio di un libraio, Pietro.
Tre anni dopo Pietro Varisco litigò, usando anche parole ingiuriose,  con un certo Mario, un romano al servizio del legato apostolico Bartolomeo degli Alberti, che si lamentava di essere stato frodato su una compravendita di «raxi ormesini» (pregiato e ricercato raso che prende il nome da Hormuz, nodo strategico della via della seta); il legato apostolico prese le difese del proprio inserviente guadagnandosi uno schiaffo da un altro figlio di Pietro Varisco, Luigi.
A seguito di questo episodio  con sentenza dell'8 marzo 1491 Pietro ed il figlio Luigi furono condannati al carcere e ad una forte multa.
  
Particolare della colonna che si trova all'ingresso della strettoia di calle Varisco.
  
 
Una "piera sbusa" identificabile con difficoltà in calle Varisco.
La parte finale di calle Varisco si restringe fino a misurare poco meno di 54 centimetri di larghezza: per tale motivo è considerata la calle più stretta di Venezia.
Dove inizia il restringimento, è visibile una colonna, residuo di una precedente sistemazione degli edifici.
Sollevando gli occhi, proprio dove la calle è più stretta, è visibile una pietra forata, di quel tipo che a Venezia è popolarmente chiamato piere sbuse (pietre bucate), che troviamo anche su dipinti del XIV-XV secolo, la cui funzione non è mai stata chiarita in modo soddisfacente: si dice di opere difensive, che avrebbero dovuto accogliere sbarre di ferro sulle quali fissare delle bertesche per difendersi da eventuali assalti; si dice di supporti per sostenere antenne su cui i tintori avrebbero appeso i panni ad asciugare dopo i lavaggi o la colorazione; si dice che servissero per asciugare la biancheria di casa o per appendervi arazzi e tappeti; si dice che potessero servire a sostenere impalcature durante la costruzione dell'edificio. Ma nessuna di queste ipotesi è pienamente convincente.
  
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Pagina aggiornata il 25 marzo 2019