La
calle del Malpāga: in fondo sono visibili i gradini dell'omonimo ponte che scavalca il rio del
Malpāga.
A San Barnaba.
Nel passato alcuni hanno creduto che questi luoghi abbiano preso tal nome perché qui
vi avrebbe abitato Bartolomeo Colleoni (1395-1475) quando era a
Venezia.
Il Colleoni ebbe un rapporto piuttosto complicato con Venezia, restando
sostanzialmente fedele alla Repubblica per tutta la vita: Capitano
Generale di tutte le milizie di terra, nel 1456 aveva acquistato dal
comune di Bergamo il
castello di Malpāga per 100 ducati d'oro. Il
Colleoni lo trasformō in una vera reggia e vi si stabilė nel 1458.
Altri invece hanno sostenuto che qui abitō una famiglia
con tale cognome, Malpāga, ma non ne abbiamo riscontro documentale.
In realtā la tradizione pių consolidata fa riferimento ad un Fantino
Michiel (circa 1350-1434), soprannominato Malpāga, che qui si fece fabbricare un palazzo.
Curiosa č l'origine del soprannome che contraddistinse questo ramo
della famiglia Michiel.
Marco Barbaro (1511-1570), nella sua opera "Origine e discendenza
delle famiglie patrizie", racconta che Fantino Michiel, del fu Maffio
e di una Cateruzza, della quale non conosciamo il cognome, venne nominato
nel 1424 Ģ...capitan generale in golfo di 25 galie [galee - N.d.R.]...ģ.
Fantino, ormai settantacinquenne, aveva alle spalle una lunga carriera
politica e diplomatica e con quest'ultima nomina fu impegnato a difendere
la sicurezza del dominio veneziano a Salonicco contro l'invadenza turca.
Cercō in questa occasione di ottenere un trattato di pace con il sultano
Murad II (1404-1451): Ģ...fu fatto la pace con Amurath [Murad -
N.d.R.] Turcoģ.
Il
ponte del Malpāga sull'omonimo rio.
Nell'immagine,
il possibile castello di Malpāga, in alto a destra, che domina
Ragusa, in basso a sinistra.
Si racconta che Fantino Michiel Ģ...in una notte fece fare il castello appresso Ragusi
[Ragusa, l'odierna Dubrovnik in Croazia - N.d.R.], detto Malpaga.ģ. E
con il costruire Ģ...in una notte il castello di Malpaga sopra un
colle soprastante alla cittā di Ragusa, [i veneziani] ottennero
dai Ragusei tutto ciō che seppero domandareģ.
Il motivo di questo soprannome sarebbe da ricercare nel fatto che per la
costruzione della fortificazione il Michiel si sarebbe servito di galeotti
(rematori delle galee) che sarebbero stati pagati come tali. Ma nel
momento in cui, sbarcati a Venezia, disarmarono, convinse la Signorėa che
tutti i salariati dei navigli armati dovessero perdere la decima parte del
salario.
Per questo fatto Ģ...quando li galioti [galeotti - N.d.R.] passano
innanci ad esso castello sempre con ignominiose parole lo biastemano, et
colui fece farlo, et li traggono legni, et sassi, et perciō li
discendenti del detto Fantin sono detti Michieli Malpaga [che pagano
male, o cattiva paga - N.d.R.].ģ.
Il palazzo Michiel Malpāga era uno costruzione gotica di quattro piani
posta all'imboccatura del rio, che prende questo nome, con il Canal
Grande.
Al British Museum č conservato un disegno di Francesco Guardi (1712-1793)
che ha per soggetto principale Ca' Rezzonico, tuttavia sul margine
sinistro del foglio si scorgono i quattro piani del palazzo Michiel
Malpāga che, secondo Elena Bassi (1911-1999) venne demolito nel XIX secolo.
Quello
che restava nel 1828 di palazzo Michiel Malpāga, all'angolo con il
rio del Malpāga.
Particolare
di un disegno di Francesco Guardi dove sulla sinistra si vede
parzialmente il palazzo di quattro piani della famiglia
Michiel Malpāga (il disegno continua a destra con Ca'
Rezzonico, che abbiamo in parte tagliato, arrivando fino a Ca'
Foscari).
Nel 1828 del palazzo Michiel Malpāga rimanevano solo le fondamenta e
qualche tratto di muro con la porta d'acqua sul Canal Grande, come č
testimoniato dall'incisione di quell'anno di Dionisio Moretti (1790-1834),
un particolare della quale riproduciamo qui a sinistra.
Giuseppe Tassini (1827-1899), nel 1885, nel suo "Edifici di Venezia
distrutti o vōlti ad uso diverso da quello a cui furono in origine
destinati" scrive che Ģ...di questo palazzo non avanzano che le mura
di cinta, scorgendosi perō tuttavia sulla sommitā dell'arco della porta
lo stemma Michielģ.
Il
Palazzo Stern, dove esisteva il palazzo Michiel Malpāga.
I
continuatori del Tassini, e precisamente delle sue "Curiositā
Veneziane" , credono di poter identificare questa porta con
quella che si trova al numero civico 2792, ma sbagliano: quella porta, per
altro moderna, non ha un arco alla sua sommitā. Il Tassini probabilmente
si riferiva alla porta d'acqua, che possiamo vedere nel disegno del
Guardi, nell'incisione del Moretti, ed in una fotografia dei primissimi
anni del Novecento.
Ed č proprio nei primi anni del Novecento che sulle antiche fondazioni di
palazzo Michiel Malpāga si insediō una ditta di ceramiche artistiche, di
proprietā del pittore Raffaele Carbonaro (1871-1914) e dello scultore
Achille Tamburlini (1873-post 1920).
I resti di palazzo
Michiel Malpāga in una foto del (circa) 1910: a sinistra il
rio del Malpāga, a destra la fondamenta del Traghetto.
Successivamente Ernesta de Hierschel (1854-1926) sposō a vent'anni Louis
Antoine Stern, ricchissimo ebreo parigino. Una vita agiata ed avventurosa
quella di Ernesta, che approdō a Venezia con l'acquisto di quanto
esisteva sull'area un tempo occupata dal palazzo Michiel Malpāga
costruendovi uno stabile in stile neogotico-bizantino: volendo
assolutamente disporre di un giardino di fronte al Canal Grande, vennero
demoliti gli ultimi resti di palazzo Michiel e la nuova costruzione
risultō cosė arretrata.
A nulla valsero le proteste della Soprintendenza ai Monumenti e la nuova
palazzina sorse, sostanzialmente, nelle forme in cui oggi la vediamo con
incastonate ventitre pātere, bassorilievi ed un San Giorgio del XVI secolo
entro un'edicola neogotica, materiale in parte proveniente da
collezionisti privati.
Il palazzetto Stern venne inaugurato ufficialmente il 30 aprile 1912 con
una festa che venne definita come Ģun sogno indimenticabileģ (La
Gazzetta di Venezia).
Durante la Grande Guerra, Ernesta Stern si era ritirata a Mentone, in
Svizzera, e tornō a Venezia nell'ottobre 1919: il suo palazzo era rimasto
pressoché intatto, ma erano cambiati i tempi: nel 1924 venne acquistato
dal pittore Samuele Finckestein ed alla morte di questi fu di Giuseppe
Finckestein che lo sopraelevō di un piano.
Nel Novecento fu sede dell'E.N.P.A.S., un ente previdenziale per i
dipendenti statali: ancora esiste la relativa targa in marmo incastonata
nel muro accanto all'ingresso.
Messo in liquidazione, il palazzo rimase inutilizzato salvo
venire affittato dall'U.L.S.S. 12 per le riprese di una serie di telefilm
tedeschi dedicata alle avventura del commissario Guido Brunetti.
Dopo un lungo restauro, l'imprenditore veneziano Elio Dazzo lo ha
trasformato in un hotel a 4 stelle che venne aperto nel 2014.