Due Aprile (marzarieta)

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La "marzarieta" Due Aprile, verso campo San Bortolomio. 
A San Bortolomio.
Questa strada fa parte del percorso che dal campo San Bortolomio conduce in piazza San Marco: il nome marzarieta (diminutivo di marzarìa) deriva dal gran numero di botteghe di merci (mercerie, in dialetto marzarìe) che numerose la fiancheggiavano una volta, ed anche oggi seppure con generi merceologici assai diversi.
Lungo il percorso, le mercerie prendono diversi nomi: questa di cui parliamo era la merceria di San Bortolomio (Bartolomeo); proseguendo si trova quella di San Salvadòr (Salvatore), parte della quale venne rinominata nel Novecento come "del Capitello", di San Zuliàn (Giuliano), e dell'Orologio.
  
La "marzarieta" Due Aprile, verso il campo San Bortolomio.
   
 
La targa che ricorda l'allargamento di questa calle.
La marzarìa, o marzarieta, San Bortolomio era piuttosto angusta e stretta e già dal 1852 era stato progettato l'allargamento di campo S. Bortolomio: negli ultimi anni della dominazione austriaca si fecero demolizioni soprattutto di vecchi e fatiscenti edifici.
Anche con il subentro del Regno d'Italia, il partito dei modernisti e dei riformatori portò avanti il programma di procedere «...alla dilatazione a molte strade, e specialmente di quei tanto angusti viottoli detti Callette, che convertono in un labirinto soffocante molte parti principali della Città».
Venne così deciso che si allargassero le Mercerie di San Bortolomio e gli accessi al ponte di Rialto con la demolizione di alcuni «indecorosi fabbricati».
  
Il "nizioleto" con il nuovo nome.
  
  L'allargamento della marzarieta fu portato a termine nel 1884, su progetto degli architetti Consiglio Fano e Domenico Colognese, dal sindaco di Venezia Dante di Serego Alighieri (1843-1895; sindaco dal 1879 al 1881 e dal 1883 al 1888).
Con la titolazione alla data del 2 aprile, si volle ricordare quel giorno del 1849 nel quale, dopo la sconfitta dei piemontesi a Novara, l'Assemblea permanente del governo della Repubblica di San Marco decise di resistere all'assedio austriaco «ad ogni costo», e venne issata in piazza San Marco una grande bandiera rossa, segno di resistenza.
   
San Marco, 5058. San Marco, 5057. San Marco, 5179. San Marco, 5036. San Marco, 5037.
    
 
Il luogo dove c'era l'insegna del Caffè all'Angelo.
Sul lato occidentale della marzarieta, dove ci sono stati i più devastanti rifacimenti ottocenteschi, sono visibili tre stemmi: in corrispondenza dei numeri civici 5058 e 5057, entro una cornice dentellata con cuspide, uno stemma a tacca con tre lettere iniziali sottostanti e, più avanti, entro analoga cornice, un altro scudo a tacca con l'arma (probabilmente) Querini, sormontato da un elmo su cui c'è il busto di un prigioniero con catena al collo.
Proseguendo ancora, al civico numero 5179, è visibile uno stemma a tacca, entro una cornice dentellata, con l'arma della famiglia Grimani.
Sul lato orientale della via, dove i fabbricati hanno subìto qualche alterazione in meno, possiamo notare al numero civico 5036 uno scudo gotico, entro una cornice rettangolare dentellata, sormontato da un angelo benedicente che reca nella mano sinistra un globo; poco oltre (civico 5037), in un comparto rettangolare dentellato un braccio steso su onde marine sormontato da tre stelle.
Nella marzarìa San Bortolomio si trovava, già dal 1824, il Caffè all'Angelo: oggi una piccola lapide ricorda il luogo ove aveva l'insegna, in corrispondenza del numero civico 5040.
  
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Pagina aggiornata il 25 marzo 2020