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Un
monogramma eucaristico su un muro in calle de le Canne: la pietra
purtroppo si sta squamando. |
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A San Giobbe.
Questa calle collega la fondamenta di San Giobbe (nel tratto che una volta
era chiamato fondamenta del Macello) al campiello Ca' Pesaro.
Proseguendo si giunge ad una corte, o piccolo campo, dove anticamente
esisteva un deposito di canne.
Una delle possibili origini del nome del sestiere in cui ci troviamo,
Cannaregio, sarebbe quella secondo cui deriverebbe dalle canne di cui era
ricca tutta questa zona della città. E' l'ipotesi sostenuta da
Giambattista Gallicciolli (1733-1806) quando riporta una cronaca che
termina nel 1410: «Canareggio, imperciò che la era chanedo e paludo
con chanelle».
Le canne erano impiegate nelle operazioni di pulizia e calafataggio degli
scafi e proprio il Gallicciolli più avanti cita «...furono i primi, i
quali usarono le canne per bruscar navilii: che stavano in Canareggio, ove
gli erano portate le canne, e però si chiamava Cannareggio per le canne».
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La
calle de le Canne verso il canale di Cannaregio. |
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Marco Antonio Cocci, detto il Sabellico, (1436-1506) riferendosi a
Cannaregio ci conferma che «...in extrema regione, ubi olim naves
construi consueverant...» erano accatastate «...cannarum palustrium
fasces ad navalis fabricae usum comparati».
Giovanni Dolfin lasciò con testamento all'ospedale di San Giobbe la corte
(o campo) delle Canne (che chiama "terreno vuoto", cioè non
edificato): «Item volo ac dimitto sopradicto Hospitali S. Job terrenum
vacuum super quo ponunt harundines [canne - N.d.R.], quod tenent
Saraxa et alii; illud sit dicti hospitalis».
Il «Saraxa» citato è il nome di una famiglia della quale abbiamo
tracce a Cannaregio: un «ser Francesco Saraxa de S. Jeremia» è
registrato nella mariegola (regola madre) della Scuola di San
Girolamo ed in quella della Scuola Grande della Misericordia, tra il 1308
ed il 1484, sono iscritti un Marco ed un Zorzi «dalle canne»,
sempre abitanti a San Geremia.
In calle de le Canne è visibile, inserito su un muro, un monogramma
eucaristico, purtroppo in stato di avanzato deterioramento.
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