Il deserto di Giuda: verso l'orizzonte c'è la Samaria.
Il nostro viaggio prosegue verso il sud del paese, per la strada che corre parallela al
fiume Giordano e vicino al confine con la Giordania.
Da un lato, verso occidente, vediamo i monti della Samaria mentre dal lato opposto per
lunghi tratti ci scorre vicinissimo il tracciato
presidiato che segna i limiti della zona di
confine con la Giordania.
Scendendo il paesaggio diventa sempre più arido: stiamo entrando nel deserto di
Giuda.
Il deserto è un luogo ricco di significati.
Nella Bibbia è simbolo di maledizione divina: "Finché non siano devastate le città, senza abitanti, le case senza uomini e la
campagna resti deserta e
desolata". (Isaia 6, 11)
Ma al tempo stesso i quarant'anni vissuti dal popolo d'Israele nel deserto sono ricordati
con nostalgia: "Perché il Signore tuo Dio ti ha benedetto in ogni lavoro delle tue mani, ti ha
seguito nel tuo viaggio attraverso questo grande deserto; il Signore tuo Dio è
stato con te in questi quaranta anni e non ti è mancato
nulla." (Deuteronomio 2, 7)
Il deserto è anche il luogo privilegiato dell'incontro con Dio: "Così dice il Signore: «Ha trovato grazia nel deserto un popolo di scampati alla
spada; Israele si avvia a una quieta dimora»." (Geremia 31, 2)
Il deserto di Giuda viene anche considerato dagli esegeti il luogo dove Giovanni Battista
si preparò alla sua missione: "Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a
Israele."
(Luca 1, 80)
"...la parola di Dio scese su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel
deserto." (Luca 3, 2)
Il monte della Quarantena (Jebel Qarantal).
Avvicinandoci a Gerico, a nord-ovest della città, giriamo attorno ad un monte (il
Jebel
Qarantal) dove, secondo la tradizione, Gesù fu tentato dal demonio. Sulle sue pendici
è stato eretto il monastero greco-ortodosso della Quarantena verso la fine
dell'Ottocento, là dove c'erano delle grotte usate dagli eremiti fin dal V secolo.
All'interno del monastero, che oggi si può raggiungere con una moderna teleferica, e
precisamente nella chiesa della tentazione, sono conservate un centinaio di icone dei
secoli XVIII e XIX.
Sulla sommità del monte alcune mura indicano l'inizio della costruzione, mai ultimata, di
un monastero russo.
"Di nuovo il diavolo lo condusse con sé
sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse «Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai»."
(Matteo 4, 8-9)
Gli scavi archeologici di Gerico.
Sotto il monte, immersa come in una grande oasi, ricca di verde e di palme per l'abbondanza di acqua, c'è Gerico, quella che viene considerata la più antica città del mondo.
In realtà ci troviamo di fronte a più Gerico: quella biblica, conquistata da Giosuè, della quale visitiamo le rovine del Tell es-Sultan, quella costruita da Erode, infine quella moderna.
"Al settimo giorno essi si alzarono al sorgere dell`aurora e girarono intorno alla
città in questo modo per sette volte; soltanto in quel giorno fecero sette volte il
giro intorno alla città. Alla settima volta i sacerdoti diedero fiato alle trombe e
Giosuè disse al popolo: «Lanciate il grido di guerra perché il Signore mette in
vostro potere la città...»"
(Giosuè 6, 15-16)
Gli scavi archeologici non sono riusciti a trovare tracce della conquista ebraica, né delle
mura rase al suolo da Giosuè.
L'antica strada che da Gerico porta a Gerusalemme.
Il monastero di San Giorgio.
Tuttavia hanno individuato una torre in pietra risalente al
7000 a. C. con all'interno una scala che scendeva per sei metri. Un doppio muro
difensivo risale invece al terzo millennio prima di Cristo. Gli scavi hanno messo in
evidenza la stratigrafia dei periodi che si sono succeduti.
Erode ricostruì Gerico a sud-ovest di quella antica: si tratta della Gerico evangelica
dove avvenne l'incontro di Gesù con
Zaccheo.
"Entrato in Gèrico, attraversava la città. Ed ecco un uomo di nome
Zaccheo..." (Luca 19, 1-2)
Gesù doveva conoscere bene Gerico
che era diventata una mèta obbligata prima di affrontare il deserto di Giuda, soprattutto
dopo la costruzione della strada che la collegava a
Gerusalemme. Oggi si conservano
alcuni tratti di questa antica strada, anche se non è più praticata.
Infatti, per facilitare il controllo del territorio, gli Israeliani l'hanno sbarrata, costringendo
ad utilizzare le strade n. 1 e n. 90.
E' restato percorribile solo il tratto che raggiunge il monastero di S. Giorgio, per non
isolare completamente i monaci che vi risiedono e consentire il passaggio dei pellegrini.
Il monastero greco-ortodosso di S. Giorgio venne fondato nel 480 sul versante
occidentale roccioso del
wadi el-Kelt, su tre livelli, in uno scenario mozzafiato.
Vicino, sull'antica strada romana, sono visibili i resti di una stazione di posta per
viandanti che risale al periodo bizantino, che corrisponde ad un precedente
caravanserraglio ebraico.
E' questa la strada e precisamente questa stazione di sosta che aveva ben presenti Gesù
nell'ambientare la parabola del buon
sammaritano.
"«Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico...; poi caricatolo sopra il suo
giumento, lo portò
ad una locanda...»"
(Luca 10, 30-35)
Il mar Morto.
Da Gerico, proseguendo verso sud, lungo la strada n. 90, si arriva a costeggiare il mar
Morto: un lago salato che vanta una serie di primati.
E' la distesa d'acqua con la più alta concentrazione salina del mondo (dal 30 al 32%) e
questo è dovuto alle numerose sorgenti di acque minerali che lo alimentano e per
l'intensa evaporazione che, nonostante la mancanza di emissari, fa sì che il livello delle
acque rimanga pressoché costante.
Le sue acque sono così dense che il corpo umano vi galleggia con grande
facilità ed anzi
nuotare è un'attività che richiede un certo sforzo perché il baricentro del corpo risulta
spostato e bisogna farci l'abitudine.
Un altro primato del mar Morto è l'essere la massima depressione terrestre: è situato
nella Great Rift Valley, che giunge fino a 800 metri sotto il livello del mare: la superficie
delle acque del lago è quindi a circa 400 metri sotto il livello del mare.
Nel Vecchio Testamento è chiamato "Yam Ha Melah" ("mare del sale"), i Greci ed i
Romani lo chiamavano "lago d'asfalto", gli arabi "mare di
Lot".
Una delle grotte di Qumran.
"...il cui confine è costituito dal Giordano, da Genèsaret fino al mare dell`Araba, cioè il
Mar Morto..."
(Deuteronomio 3, 17)
Siamo nella Cisgiordania e sul lato opposto del lago, le rive occidentali e le alture sono
già Giordania.
Qui a Qumran nel 1947, tra le montagne nell'area nord-occidentale del lago, un pastorello che
cercava una pecora smarrita, o piuttosto che per gioco e passare il tempo lanciava dei
sassi, fece una scoperta clamorosa.
Non è certo quel che accadde: si avventurò in una grotta per cercare la pecorella o fu
attirato dalla curiosità per aver udito il colpo del sasso risuonare per aver colpito
qualcosa di vuoto. Fatto sta che in quella grotta trovò dei vasi ancora sigillati ed in quei
vasi centinaia di rotoli di scrittura antica: i famosi rotoli del mar Morto risalenti per lo più
al I secolo a. C.
Successive campagne archeologiche portarono alla luce l'esistenza dei resti
di un insediamento di una numerosa
comunità religiosa organizzata, dedita alla preghiera, alla meditazione, allo studio ed alla
copiatura di testi biblici e ad altre grotte abitate dove furono nascosti altri manoscritti.
Gli scavi hanno portato alla luce, tra l'altro, una sala di riunioni, uno "scriptorium" per la
copiatura dei testi ed una cucina, oltre ad un sofisticato sistema di canalizzazione
dell'acqua.
Qualcuno ha avanzato l'ipotesi, per altro non confermata da alcuna evidenza, che qui si
potrebbe essere ritirato per un certo periodo anche Giovanni Battista.
Masada, una porta della fortezza situata in alto di una collina naturale.
Proseguendo sempre per la strada n. 90 verso sud, giungiamo quasi all'estremità
meridionale del mar Morto.
Qui, sopra un inespugnabile sperone di roccia, sono state riportate alla luce i resti della
fortezza di Masada.
Erode il grande allargò e potenziò il luogo, fece costruire il suo palazzo che si
sviluppava su tre piani, un bagno termale, sale di rappresentanza: nei suoi piani Masada
doveva diventare un baluardo inespugnabile. Dopo la sua morte, divenuta per breve
tempo anche un forte romano, fu occupata nel 66 d. C. dagli Zeloti. Alla caduta di
Gerusalemme (70 d. C.) tutti gli Zeloti che erano sopravvissuti, circa un migliaio di
persone, si asserragliarono qui.
L'assedio dei Romani, dieci mila uomini comandati dal governatore Flavio Silva, si
protrasse per molti mesi: gli assediati disponevano di cibo, acqua ed armi.
Masada, una vista sulla zona dei magazzini.
Vista l'impossibilità di espugnare la fortezza, i Romani ricorsero ad un lavoro immane:
costruire un'enorme rampa che potesse portarli dal campo dove erano accampati fino
alle mura della fortezza, superando un dislivello di circa 450 metri.
Costruita la rampa con grandissima difficoltà vi portarono in alto, fin sotto le mura, gli
arieti di sfondamento. Ma sfondata la muraglia ne incontrarono una seconda, costruita a
strati alterni di travi in legno, sabbia e terriccio, contro la quale gli arieti nulla poterono.
I Romani ricorsero al fuoco per bruciare questa trincea difensiva.
Finalmente, entrati nella fortezza, uno spettacolo terrificante ed incredibile si presentò
sotto i loro occhi: tutti i mille occupanti si erano suicidati piuttosto che cadere prigionieri
dei Romani.
Lo storico contemporaneo Giuseppe Flavio riportò gli avvenimenti, tra cui il discorso
con cui il capo degli Zeloti Elazar Ben-Yair convinse i compagni all'estremo gesto.
Dall'alto si scorgono i resti di uno degli accampamenti romani.
Vista dall'alto, tra i due sentieri, quello che resta della rampa costruita dai Romani.
"«...Ma finché le nostre mani siano libere e impugnino una spada, adempiamo un
servizio di tragica nobiltà! Moriamo, liberi da schiavitù: liberi usciamo dalla vita
con i nostri figli, con le nostre mogli, lasciando ai Romani lo stupore per la nostra
morte e l'ammirazione per il nostro coraggio!»"
(Giuseppe Flavio, Guerra Giudaica)
E così avvenne.
"...estratti a sorte dieci fra loro col compito di uccidere tutti gli altri, si distesero
ciascuno accanto ai corpi della moglie e dei figli e, abbracciandoli, porsero senza
esitare la gola agli incaricati di quel triste ufficio. Costoro, dopo che li ebbero
uccisi tutti senza deflettere dalla consegna, stabilirono di ricorrere al sorteggio
anche fra loro: chi veniva designato doveva uccidere gli altri nove e per ultimo se
stesso; tanta era presso tutti la scambievole fiducia che fra loro non vi sarebbe
stata alcuna differenza nel dare e nel ricevere la morte. Essi erano morti
credendo di non lasciare ai romani nemmeno uno di loro vivo...
I romani, che s'aspettavano di dover ancora combattere...quando furono di
fronte alla distesa dei cadaveri, ciò che provavano non fu l'esultanza di aver
annientato il nemico, ma l'ammirazione per il disprezzo della morte con cui tanta
moltitudine l'aveva messa in
atto."
(Giuseppe Flavio, Guerra Giudaica)
Dall'alto della fortezza, che raggiungiamo con una comoda teleferica, si possono vedere
sulla piana sottostante le tracce dei sei accampamenti romani ed ancora, dopo duemila
anni, è chiaramente identificabile la ciclopica rampa costruita dagli assediati.
I terribili mesi dell'assedio e la tragedia finale sono stati raccontati nel 1981 dal film
"Masada" di Boris Sagal, con Peter O'Toole.
Betlemme, il cortile che porta alla basilica della Natività sullo sfondo.
Il nostro racconto si sposta per raggiungere un altro luogo. Ho detto il nostro racconto
perché avevo premesso che non seguivo in modo strettamente cronologico il viaggio
effettuato.
Siamo ad un paio di chilometri da Betlemme, che vediamo in fondo ad uno stradone, in
una zona ricca di cavità e di grotte naturali con molti abitanti che sono ancora oggi
dediti alla pastorizia.
Naturalmente non c'è alcuna prova certa, ma si può facilmente immaginare che questi
anfratti una volta dessero riparo ai pastori. Una di queste grotte in particolare è stata già
nell'antichità luogo di culto e trasformata in cappella. Vicino sorgono le rovine di un
monastero risalente al IV secolo.
La tradizione ricorda questo luogo come il campo dei pastori, quei pastori che durante
la notte facevano la guardia ai propri greggi e che sarebbero stati i primi ad accogliere
l'annuncio dell'angelo.
La porta per entrare nella basilica della Natività è piccola per impedire l'ingresso a soldati a cavallo o uomini in armatura.
"C'erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte
facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro
e ... disse loro: «Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è Cristo Signore.»"
(Luca 2, 8-11)
E' non senza emozione che raggiungiamo
Betlemme, la città di David e la città dove è nato Gesù.
"Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata
Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta.
Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto.
Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose
in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo."
(Luca 2, 4-7)
In effetti in nessun luogo dei Vangeli viene menzionata una
"grotta", ma solo che venne
deposto "in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro
nell'albergo".
L'interno della basilica della Natività.
La stella d'argento a quattordici punte indica il luogo della nascita di Gesù.
Vedendo le case a ridosso delle rocce ricche di anfratti, si può supporre che una di
queste grotte naturali fosse adibita a stalla. D'altronde da subito i primi cristiani
venerarono e custodirono questa grotta, nonostante la profanazione dell'imperatore
Adriano che vi fece costruire sopra un tempio pagano, indicando così con precisione il
luogo.
A partire dal IV secolo iniziò la costruzione del primo di una serie di edifici sacri, che
conglobarono all'interno la grotta della quale, oggi, non resta che qualche traccia
soprattutto nella zona della
"mangiatoia".
Betlemme venne travolta nel 614 dall'esercito persiano, ma la basilica venne
risparmiata. E così pure nel 638, quando arrivarono gli Arabi. Nel 1099 Tancredi
conquistò la basilica prima che venisse distrutta, cosa che avvenne per il resto della
città. Anche quando Betlemme cadde nel 1187 nelle mani del Saladino, ancora una
volta la basilica si salvò.
Dalla metà del XIII secolo Betlemme cadde in una decadenza inarrestabile, che la
ridusse ad un piccolo villaggio quasi disabitato. Solo da metà Ottocento aumentò il
numero dei cristiani che vi andò ad abitare. Dopo il crollo dell'impero ottomano
Betlemme seguì le sorti di tutta la Cisgiordania.
Giungiamo dunque nell'ampio cortile e per entrare nella basilica dobbiamo chinarci:
infatti la porta nei secoli è stata via via rimpicciolita per evitare che potessero entrare
soldati a cavallo o con le armature.
Se all'esterno la basilica ha l'aspetto quasi di una fortezza, l'interno polveroso dà
un'impressione di generale abbandono: le colonne che la dividono in cinque navate
conservano appena qualche traccia di decorazione, dei mosaici non resta più nulla, il
pavimento di epoca giustinianea lascia intravedere al di sotto, in più punti, quello
originale di Costantino, ricoperto da dei tavolacci di legno.
Il check point al muro che separa Betlemme da Gerusalemme.
Scendendo sotto l'altare si giunge in quello che resta della grotta della Natività: una
stella d'argento a quattordici punte fissata su una lastra di marmo segna il punto in cui
nacque Gesù.
"La somma di tutte le generazioni, da Abramo a Davide, è così di
quattordici; da
Davide fino alla deportazione in Babilonia è ancora di quattordici; dalla
deportazione in Babilonia a Cristo è, infine di quattordici."
(Matteo 1, 17)
Betlemme si trova nei territori sottoposti all'Autorità Palestinese.
Nonostante che per la sua vicinanza a Gerusalemme sia difficile a capire dove finisca
l'una ed inizi la capitale, il muro in costruzione ce lo fa capire benissimo.
Sulla strada n. 60 un check point ad un varco del muro controlla tutti i mezzi e le
persone in entrata ed in uscita.